Antitrust sul piede di guerra contro i colossi americani del tech. Prima una sanzione comminata ad Amazon e Apple per aver firmato un accordo nel 2018 a danno di consumatori e di alcuni venditori. (L’intesa escludeva i rivenditori non affiliati contravvenendo alla libera concorrenza, alle leggi italiane, alle norme europee). Ora l’Authority italiana ha nuovamente multato Google e Apple, per 10 milioni di euro ognuna.  Il massimo edittale secondo la normativa vigente per due infrazioni commesse al Codice del Consumo. Una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali.

Per Consumerismo una sanzione ridicola a Google e Apple

“Una sanzione ridicola che non sarà nemmeno avvertita da Google e Apple e che non servirà a garantire adeguata tutela ai consumatori.”  Lo afferma Consumerismo No Profit, commentando la multa da 20 milioni di euro inflitta dall’Antitrust alle due società per uso commerciale dei dati degli utenti e violazioni sul fronte delle informazioni rese.

“Google e Apple sono tra le prime 5 aziende al mondo per valore e fatturato. Una sanzione da appena 20 milioni di euro rappresenta per loro una carezza, a fronte di pratiche scorrette che hanno garantito enormi guadagni ai due colossi.”  Ha spiegato il presidente Luigi Gabriele.  “Il problema dell’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali, tuttavia, va risolto alla fonte. L’ennesima multa inflitta alle società tecnologiche dimostra che la questione non può essere affrontata a suon di condanne e sanzioni”.

Per proteggere seriamente i dati personali degli utenti serve un nuovo modello di protezione che si basi sul diritto di valorizzazione e monetizzazione delle informazioni che il cittadino consapevolmente cede, attraverso strumenti che permettano di avere certezza in qualsiasi momento di chi fa uso dei dati e a quale finalità – afferma Consumerismo – Serve quindi una DOP europea (Data ownership platform) che garantisca massima trasparenza ai consumatori circa l’uso delle loro informazioni da parte di società, App e social network, riconosca un controvalore agli utenti per i dati ceduti, e permetta in ogni momento al cittadino di revocare l’autorizzazione all’utilizzo delle proprie informazioni personali.