“La lotta contro l’AIDS potrà essere vinta soltanto se nessuno, in tutto il pianeta, resterà escluso dall’accesso ai programmi di informazione e prevenzione, da una diagnosi tempestiva, dalle cure più avanzate”, lo ha ricordato il presidente della Camera Roberto Fico intervenendo al convegno “1981-2021 di hiv: quarant’anni nella storia” organizzato in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids. Un monito importante quello del presidente: bisogna fare attenzione infatti in questo momento di pandemia a non dimenticare altri virus, come i virus dell’HIV o l’epatite B e C, entrambi sessualmente trasmissibili.
Sono passati 40 anni da quando per la prima volta il virus dell’Hiv è stato individuato. Diverse le vittime a livello mondiale, compresi personaggi noti come il grande Freddie Mercury. Sono 38 milioni le persone che sul pianeta vivono con l’infezione da Hiv (dati Unaids) mentre le cure progrediscono in maniera incredibile. Nel 2020 in Italia le nuove infezioni da Hiv si sono dimezzate rispetto all’anno precedente. Stando ai dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità infatti sono state segnalate nel 2020 1.303 nuove diagnosi di infezione, un numero che conferma il trend già in progressiva diminuzione osservato negli ultimi dieci anni. Con l’Hiv si convive, al punto da poter vivere bene, essere sani, concepire figli non sieropositivi ed al punto di ridurre la carica virale ad essere così bassa da far sì che l’Hiv sia non trasmissibile anche in rapporti non protetti.
Non si può però ancora abbassare la guardia. La lotta contro l’Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana che causa l’Aids, ovvero la sindrome da immunodeficienza acquisita, è in fase di miglioramento, con un numero sempre crescente di pazienti in terapia e con tassi di controllo dell’infezione sempre più alti. Ma c’è un dato che preoccupa, cioè il fenomeno della resistenza ai farmaci. È questo il quadro emerso dal recente rapporto “Hiv Drug Resistance” pubblicato dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Dai dati del rapporto emerge che a dicembre del 2020 sono state segnalate nel mondo 27,5 milioni di persone, malate di Hiv ed in cura con una terapia antiretrovirale, composta da farmaci anti-Hiv così definiti perché il virus dell’Hiv appartiene alla famiglia dei “retrovirus”. La disponibilità di questa terapia, secondo il lavoro curato dall’Oms, “è aumentata ad un ritmo senza precedenti negli ultimi dieci anni” ma, nonostante ciò, circa il 30% dei 37,7 milioni di pazienti a livello globale che ha contratto l’infezione non è ancora curato in maniera corretta ed adeguata”. Oltre alla facilità nell’accesso ai farmaci per la cura, è risultato in aumento anche il numero di Paesi in cui i malati riescono a ottenere un buon controllo dell’infezione. Infatti, su un campione che ha compreso 45 Paesi nel mondo, tra quelli con la più alta diffusione dell’Hiv monitorati dall’Oms, oggi l’80% riesce a ottenere sufficienti livelli di soppressione della carica virale, mentre solo 4 anni fa questo livello era pari al 33%.
Ma c’è una nota negativa che si legge nello stesso documento: il peggioramento della situazione che riguarda la resistenza ai farmaci. E’ risultato in aumento, infatti, il numero di Paesi in cui è stata oltrepassata la soglia di guardia del 10% di pazienti che non risponde più ai tradizionali farmaci di prima linea, definiti “inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa”. Per l’Oms questi Paesi dovrebbero passare con effetto immediato all’utilizzo di altri medicinali dotati di una ridotta suscettibilità proprio al fenomeno della resistenza.