25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne: si celebra ogni anno dal 1999. La ricorrenza è stata istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong ad organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne. Una piaga dilagante, quella delle donne maltrattate, aggredite, uccise, che conta numeri sempre più preoccupanti.
25 novembre giornata mondiale contro la violenza sulle donne: i numeri
Ogni giorno, in Italia, ci sono 89 donne vittime di violenza di genere e nel 2021 sono stati 109 i femminicidi, il 40% di tutti gli omicidi commessi. Di questi, 93 sono avvenuti in ambito familiare-affettivo e, in particolare, 63 per mano del partner o dell’ex partner. Dal 15 al 21 novembre 2021, in appena sei giorni, sono sono state uccise 6 donne. In 3 casi, il responsabile è stato il partner o ex. Sono i dati dell’ultimo report della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. Secondo il report, le donne che si sono rivolte al numero di emergenza 1522 sono state 12.833, quasi il doppio dell’anno precedente.
La ricerca shock che giustifica la violenza
La situazione nel nostro Paese resta drammatica. Prima ancora che nei numeri, a livello culturale: perché spesso quello della violenza di genere è un fenomeno sottovalutato, dagli uomini ma anche dalle stesse donne. Ancora oggi, vengono scusati atteggiamenti aggressivi e violenti, spesso sminuiti nella loro gravita. E’ scioccante quello che emerge dall’ultima indagine di Astraricerche, promossa da Rete antiviolenza del Comune di Milano e Gilead Sciences Italia. Secondo i dati, per un italiano su quattro schiaffeggiare la moglie non è violenza. Ancora più sconvolgente è il fatto che a giustificare queste violenze siano le donne stesse. L’89% subisce violenze da parte di un famigliare. Il 74% dei maltrattatori sono mariti, conviventi o fidanzati o ex. Il 32% di costoro è di nazionalità straniera.
Francesca Ranaldi, direttrice centro antiviolenza “La Nara” di Prato
“La ricerca di Astraricerche non mi stupisce”, afferma Francesca Ranaldi, direttrice del centro antiviolenza “La Nara” di Prato, ai microfoni di Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente. “Siamo cresciuti nella cultura della violenza, della violenza degli uomini contro le donne, nella cultura della disparità tra generi, nella cultura patriarcale. E’ la cultura che giustifica la violenza di genere e che colpevolizza le vittime. Ancora oggi passa il messaggio che se una donna viene uccisa è perché se lo sia cercato. E’ vergognoso”.
L’attività del centro antiviolenza La Nara
“Ogni anno supportiamo quattrocento donne. In Italia cinquantamila donne accedono ai centri antiviolenza. E questi sono i casi denunciati, tangibili, la parte visibile, poi c’è tutto il sommerso che è immenso”, ha spiegato Ranaldi.