Infodemia: da info, informazione e demia, dal greco, che riguarda tutto il popolo; significa sovrabbondanza di informazioni. Quali sono vere e quali sono false? Tutti possono accedere al sistema informativo, ma non tutti producono notizie vero e pochi altri riescono a discernere il vero dal falso. Ognuno interpreta quello che legge in base alla conoscenza e alle competenze culturali personali, spesso con gravi ripercussioni su stesso e sugli altri.
Infodemia: l’importanza di affidarsi a fonti e testate giornalistiche valide
Se divulgherò una notizia falsa alimenterò credenze inesatte negli utenti della mia rete. Per riconoscere quanta verità è contenuta in una notizia è necessario, anzitutto, verificare la fonte. La prima importante precauzione è “affidarsi a testate giornalistiche riconosciute, o a fonti istituzionali affidabili – ha sottolineato il professor Andrea Pranovi, a Promotion. Comunicare è un’arte, su Cusano Italia TV, canale 264 del DTT – la pandemia ha incrementato la confusione già esistente.”
Dal 1922 al 2016, l’utilità e la persistenza delle notizie false
Infodemia: patologia alimentata dalla pandemia, ma di fatto problema sempre esistito. Già “nel 1922 Bertrand Russell diceva La credulità è oggi un male più grande di quanto non fosse un tempo. Oggi è più facile divulgare informazioni false di quanto non fosse un tempo. E’ una frase che risale ad un periodo in cui non c’era la televisione, non c’era internet, in Italia non c’era ancora la radio, e il problema delle notizie false esisteva già – ha aggiunto il docente in Information Disorder e Fake News, della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Niccolò Cusano – due recenti episodi di carattere internazionale e geopolitico hanno stravolto gli equilibri del mondo dell’informazione e sono: la vittoria delle elezioni di Donald Trump e la Brexit, che sancisce l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ed è dal 2016 che si parla, nel dibattito pubblico, di post-verità e fake news.”
Infodemia: dove circolano maggiormente le notizie false?
La televisione, la radio e i giornali sarebbero più sicuri della rete, dove circolano maggiormente le fake news. Il web, e in particolare i social network, sono uno spazio virtuale pericoloso. “Siamo noi stessi a far circolare notizie false da siti appositamente creati per ottenere click – ha spiegato Andrea Pranovi – ricordo qualche anno fa la notizia dell’abolizione della storia dell’arte a scuola, erano in tanti a condividere la notizia, palesemente falsa.”
Le fake news creano panico
Le fake news creano panico, basti pensare allo “scherzo radiofonico di Orson Welles del 1938, creò panico. Una fake news è falsa nei contenuti, vera negli effetti: crea panico. Internet, la rete, i social network, fanno si che una notizia falsa diventi virale, la viralità non è qualcosa di negativo, il problema è cosa diventa virale! In politica, economia, salute e alimentazione, le bufale sono all’ordine del giorno, servono per creare consenso – ha fatto notare Pranovi – Donald Trump ha vinto la campagna elettorale contro la Clinton servendosi della propaganda.”