Bassetti Green pass. Ai microfoni di Radio Cusano Campus l’infettivologo Matteo Bassetti ha auspicato che la stretta del governo sul Green pass sia rigorosa.

Bassetti: Green pass rigoroso

“Mi auguro che la nuova stretta sul green pass sia molto rigorosa -ha affermato Bassetti-. Io sono stato il primo a chiamarlo super Green pass, in un’intervista a Porta a Porta. Mi auguro che non venga fatta la solita cosa all’italiana. O si introduce tout court, cioè tutti utilizzano il super Green pass da subito per andare al ristorante, al cinema, al teatro, oppure se lo si mette solo in zona gialla diventa una misura cosmetica e senza senso, tanto vale non prenderla. Questa è una misura che serve per non andare in zona gialla”.

Terza dose

“La dose booster prende gli anticorpi che si sono andati a nascondere in qualche parte del nostro organismo e li riporta fuori -ha spiegato Bassetti-. Se tu non fai il booster in alcune occasioni è come se non avessi fatto le prime due dosi. Questo deve essere molto chiaro. Noi sappiamo che dopo 6 mesi inizia, in alcuni più rapidamente in altri meno rapidamente, la caduta di questi anticorpi. In Austria terza dose dopo 4 mesi? Si può anche anticipare di un mese, ma non bisogna esagerare, altrimenti finiamo per confondere la gente. Noi comunque ad oggi abbiamo fatto poco più di 4 milioni di terze dosi e sono poche perché gli anziani e i fragili nel nostro Paese sono 20 milioni. Prima di pensare alle terze dosi per i quarantenni dobbiamo accelerare per far fare le terze dosi ad anziani e fragili, anche contattandoli direttamente”.

Media e vaccini

“In Italia, ma non solo, abbiamo ormai invertito ogni tipo di ordine normale –ha affermato Bassetti-. Di vaccini e di benefici dei vaccini parlano insegnanti, giuristi, politici e giornalisti, i medici che ne parlano vengono considerati come il diavolo. Ormai la tv è diventata la pubblicità negativa dei non effetti dei vaccini, bisogna dire grazie all’87% degli italiani che ha avuto l’intelligenza di ascoltare i medici e vaccinarsi. I media hanno fatto un disastro di malinformazione, puntando ai like e all’audience anziché a dare informazioni per il bene pubblico”.