Sono passati 624 giorni dall’annuncio dell’ex premier Giuseppe Conte del primo lockdown nazionale. Una chiusura totale delle attività ristorative, alberghiere, delle scuole, dei luoghi di lavoro e delle attività commerciali non essenziali. 624 giorni dalla scoperta del Coronavirus che ha portato fino ad oggi più di 5Milioni e 100mila decessi in tutto il mondo. Da allora diverse le cure messe in atto: dal plasma iperimmune alla pillola anticovid.

L’evoluzione del Coronavirus

Di soluzioni temporanee ne sono state studiate e approvate, alcune ancora sono al vaglio, data la rapidità e la diffusione del virus. Ma indiscusso rimane il lavoro di tutti i laboratori del Continente nella ricerca di nuovi rimedi per combattere la pandemia. Nonostante al momento l’unico vero strumento per la prevenzione del Sars. Cov. 2 sia la vaccinazione (capace di prevenire la forma grave della malattia e il decesso) molti sono gli studiosi che hanno avanzato ipotesi e teorie testate per una cura.

Il plasma iperimmune: cos’è e quali i limiti

La prima studiata, seguendo un criterio cronologico, è stata quella del Plasma iperimmune. Il principio su cui si fonda questa terapia è semplice: nel sangue delle persone guarite sono presenti anticorpi utili a combattere il virus. Infatti, prelevati (sotto forma di plasma) e iniettati in un malato potrebbero aiutare quest’ultimo a superare la malattia. Secondo i dati però solo circa il 30% dei potenziali donatori risulta idoneo e, altro fattore rilevante è che per avere un plasma iperimmune occorre avere malati in fase di guarigione. Questa la principale motivazione per cui tale terapia è considerata un potenziale trattamento di emergenza.

Anticorpi monoclonali: la soluzione?

Il secondo metodo di cura testato, è quello degli anticorpi monoclonali, proteine prodotte da cellule del sistema immunitario, in grado di distruggere o inattivare gli agenti infettivi. I monoclonali non sono un’alternativa ai vaccini, piuttosto un’arma complementare. Diversi i limiti: in primis la cura andrebbe somministrata all’inizio della malattia e su pazienti su cui la patologia si presume, possa evolvere in modo grave. Poi un altro limite sono le modalità di somministrazione, e non meno importante, la questione dei costi. Sviluppare, produrre, distribuire e somministrare anticorpi monoclonali costa allo Stato per ogni singola dose quasi 2 mila euro.

Pillola anticovid sotto esame

Ultima cura ancora in fase di studio è la pillola anti-covid, che per quanto abbia un’efficacia promettente nel prevenire i sintomi gravi e l’ospedalizzazione in adulti colpiti dal virus, non rappresenta, ad oggi un’alternativa valida al vaccino.

 

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