Peng Shuai e Tomas Bach hanno avuto una conversazione di mezz’ora in una videochiamata. Abbastanza per rassicurare il numero uno del Cio circa le sue condizioni, ben poco per fugare i dubbi della WTA e del tennis.

Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi di Steve Simon, chairman della WTA, sull’intenzione da parte del circuito femminile di cancellare tutti gli eventi previsti in Cina per il 2022 (una decina di tornei compreso il Masrer di fine anno per un montepremi complessivo di oltre 30 milioni di euro), la ex numero uno del mondo del doppio è riapparsa prima in una sequenza video sulla cui veridicità nessuno sembra disposto a giurare, e poi nel corso di una videochiamata con il Presidente Bach.

L’ottimismo del Cio, i dubbi del tennis

In una nota diffusa da Losanna si comunica che la giocatrice sta bene, si trova nella sua casa di Pechino e ha chiesto “che la sua privacy venga rispettata in questo momento”. Dice che continuerà ad esser coinvolta nel tennis, anche se non specifica come, e che al momento preferisce trascorrere del tempo con i suoi amici e familiari.

Tanto è bastato a Bach per dirsi rassicurato circa la sue condizioni e darle appuntamento a cena a gennaio quando lui volerà a Pechino a soli trenta giorni dal via delle Olimpiadi invernali. Poche ore dopo nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del Ministro degli esteri cinese, Zhao Lijian, richiesto di un commento sulla vicenda ha messo a tacere la questione ribadendo che la situazione che la coinvolge “non è una questione diplomatica”.

Il tennis è scettico, chiede evidenze e indagini

Troppo poco per la WTA e Steve Simon, che ha ribadito come le ultime notizie e gli ultimi video non alleviano affatto “la preoccupazione per il suo benessere” e che tutto ciò non cambia “la nostra richiesta di un’indagine completa, equa e trasparente, senza censure, sulla sua accusa di violenza sessuale, che è la questione che ha dato origine alla nostra preoccupazione iniziale”.

Quel che stride ancora in questa vicenda è confrontare il grido d’allarme lanciato dalla tennista in occasione della sua denuncia, quasi a preconizzare quello che sarebbe stato il suo destino, e la serenità che traspare dalle sue ultime dichiarazioni. Un destino già toccato ad altre influenti personalità cinesi che in passato si erano rese protagoniste di scandali o dissenso. Il caso più illustre è stato quello di Jack Ma, il fondatore di Alibaba: alle sue accuse contro le regole dell’economia cinese, seguì un periodo in cui non si ebbero dell’imprenditore salvo poi rivederlo attraverso alcuni video in occasione di eventi ufficiali. Una “rieducazione” messa in atto dal partito anche nei confronti di altri soggetti di primo piano le cui modalità restano ancora avvolte dal mistero e su cui il velo di omertà che le circonda non sembra destinato a calare in poco tempo.