Julius Jones, il giudice ferma il boia: sarà ergastolo. Mentre il mondo stava col fiato sospeso a poche ore dall’iniezione letale che avrebbe posto fine alla vita di Julius Jones, Kevin Stitt, governatore dell’Oklaoma, decideva di commutare la sua pena.

L’ex running back della NFL trascorrerà il resto dei suoi giorni dietro le sbarre senza poter sperare, un giorno, di usufruire della libertà condizionata. Il gesto del governatore, l’unico che ha la facoltà di cambiare il destino di un condannato a morte in America, ha scatenato l’entusiasmo di un folto gruppo di manifestanti che da giorni si erano radunati sotto l’ufficio di Stitt per sollecitare un ripensamento sulla pena di morte.

Prima ancora di giungere alla commutazione del governatore, il Pardon and Parole Board, in due occasioni, aveva raccomandato un ripensamento. Poi le parole di Stitt a porre fine alla questione: «Dopo un’attenta revisione del materiale presentato da tutte e due le parti ho deciso di commutare la sentenza per Julius Jones al carcere a vita senza possibilità di uscire sulla parola».

Julius Jones, il governatore ferma il boia: la gioia dei vip

Il caso di Julius Jones, anche per l’epilogo particolarmente concitato, ha attirato una grande attenzione mediatica, con molte tra le star americane che si erano mobilitate per salvare Jones. Oltre a Kim Kardashian anche alcuni campioni dell’Nba si erano mobilitati affinché a Jones fosse risparmiata la pena capitale.

C’è da sottolineare come la difesa di Jones non sia mai retrocessa di un centimetro rispetto alla linea assunta durante il processo: non colpevole. Il running back, attraverso i suoi avvocati, oltre a dichiararsi estraneo rispetto all’uccisione di Paul Howell avvenuta nel 1999, hanno dimostrato come l’iniezione letale rappresenti per il condannato un mix di farmaci che conducono alla morte attraverso atroci sofferenze.

I dubbi sulla pena di morte

Lo scorso mese, sempre in Oklahoma, l’esecuzione di John Marion Grant ha sollevato un polverone di polemiche che ha generato un dibattito infuocato. Il detenuto dopo l’iniezione ha avuto le convulsioni e ha vomitato ripetutamente fra dolori lancinanti prima di morire.

Le parole di Julius Jones

«Non ho ucciso Howell. Non ho partecipato in alcun modo al suo omicidio. La prima volta che l’ho visto è stato quando in televisione hanno annunciato la sua morte». Insomma, innocente. Di tutt’altro avviso la famiglia della vittima, non convinta dell’estraneità di Jones e contraria alla commutazione della pena:

«Continuiamo a essere vittime di Julius Jones e delle sue bigie», hanno detto i parenti di Howell nei mesi scorsi. Chi sta con Jones parla di un processo con troppe ombre, alcune delle quali legate anche a questioni di razzismo. Gli afroamericani sono il gruppo più nutrito nel braccio della morte in Oklaoma. Tra i condannati per omicidio sono quelli che rischiano di più la pena di morte, soprattutto se la vittima è un bianco.