La pandemia ha impoverito gli italiani. Infondo c’era da aspettarselo. Anche due anni fa, il tema prevalente nei discorsi sul lavoro era lo spettro della disoccupazione e i rapporti subordinati senza alcun contratto. Oggigiorno, con l’epidemia Covid 19, la situazione non sembra essere cambiata. Per questa ragione l’italiano medio, con un lavoro ancora più incerto, bollette della luce e del gas in aumento e i carburanti alle stelle, è costretto a tagliare alcuni consumi. Come ha sottolineato anche la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise (all’assemblea annuale A.N.C.I. 2021), la ripresa dei consumi sarà quasi certamente più lenta di quella del Pil.
Il Lavoro nel periodo del Covid 19 ha portato più povertà
Stando alle analisi, a fine 2022 il volume dei consumi potrebbe rimanere al di sotto del livello pre-pandemico, con uno scarto residuo di circa 20 miliardi. A incidere, in particolar modo, è la crisi del lavoro. Una crisi che tocca due aspetti. Il primo. La perdita del proprio impiego: i dati mostrano come dall’inizio dell’anno, siano stati recuperati solo 340.000 posti di lavoro dei 720.000 persi nel 2020. Meno della metà. Il secondo invece, che ha interessato soprattutto il settore turistico (alberghiero e dei servizi), è quello della mancanza di professionisti del settore, reperibili e disponibili. Tradotto: una mancanza di personale qualificato nei vari reparti. Ma una soluzione c’è. Secondo il presidente di Confesercenti, si dovrebbe creare una strategia che consenta da un lato di ridurre il costo del lavoro, dall’altro di proteggere i dipendenti. Il tutto rilegato da un’idonea riforma degli ammortizzatori sociali.
Analizzando nel dettaglio la proposta del Governo, emerge in maniera netta quanto essa sia invece contradditoria rispetto alle previsioni di politica economica. In questo caso, Confesercenti ha stimato per il solo settore terziario, che tale manovra porterebbe ad un aumento di quasi 600milioni di euro delle contribuzioni, con aliquote triplicate. Un aumento medio complessivo per dipendente di circa 90 euro. I numeri sono preoccupanti anche per ciò che concerne il reddito medio delle famiglie. Le entrate per nucleo familiare, sono pari a 512 euro in meno rispetto ai livelli pre-crisi. Quindi, una quadra va studiata approfonditamente, anche studiando come indirizzare i fondi del Pnrr. È necessario elaborare un buon progetto, nel più breve tempo possibile perché l’Italia ha bisogno di fondi per poter ripartire. .