Legge di bilancio 2022, strappo dei sindacati. E la scuola sciopera. Dopo gli annunci, le promesse e la ventilata volontà politica di investire pesantemente sulla filiera dell’istruzione, arriva la doccia gelata. Ben poco di ciò che era stato anticipato è stato realmente inserito nella manovra, con docenti e personale Ata nuovamente illusi rispetto a quella cascata di miliardi che avrebbe dovuto rifocillare una scuola allo stremo.

Sul versante dedicato all’edilizia scolastica e al finanziamento degli Istituti tecnico-professionali, il Pnrr sarà utile ma non si parla comunque di svolte epocali o di vere e proprie inversioni di tendenza. E’ sulla base di una serie di promesse disattese che i sindacati di categoria hanno deciso di rompere il dialogo col Governo, proclamando uno stato di agitazione che prelude al primo grande sciopero del mondo scuola con Draghi Presidente del Consiglio.

Da sottolineare che il fronte sindacale non è propriamente compatto. Al netto delle adesioni di Flc Cgil, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams, c’è da registrare il tentennamento della Cisl, che non partecipa alla mobilitazione ma si dice critica sull’esiguità delle risorse stanziate.

incaute, parole sulla pioggia di miliardi che pioveranno su una parte dell’edilizia scolastica e solo sugli istituti tecnico-professionali dal forziere del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) ora si scopre che poco sarà riconosciuto dalla legge di bilancio al lavoro di chi la fa e la vive: i docenti e il personale Ata. Domani, in questo senso, sarà una giornata fondamentale perché andrà in scena l’incontro tra parti sindacali e il Ministro Bianchi.

Legge di bilancio 2022: tensione sul rinnovo del contratto

Col rinnovo del contratto scaduto nel 2018 si apre un capitolo all’interno del quale si consumano criticità e tensioni. Sono stati vari e tutti vani i tentativi di mediazione messi in campo negli ultimi 3 anni. Oggi, soprattutto dal fronte sindacale, la misura è colma:

“Le risorse stanziate nella Finanziaria 2022 sono assolutamente insufficienti per concludere la trattativa e contengono vincoli inaccettabili che ostacolerebbero qualunque conclusione positiva del negoziato contrattuale”.

“Che fine ha fatto l’applicazione del patto per la scuola firmato a maggio scorso? Applichiamo quell’accordo”. Questa la posizione del fronte sindacale di categoria che ha preso male anche alcune espressioni utilizzate all’interno della manovra, dove si parlerebbe di “dedizione”.

La risposta è di Francesco Sinolpoli (Flc Cgil): “Di cosa si tratta, di preciso? Si parla di quattro spicci che si “concedono”, cioè devono essere erogati esclusivamente a quel personale che mostra “dedizione” al lavoro – sostiene Sinopoli – Dopo il metro e il chilo, ora abbiamo la dedizione. Una definizione patetica che richiama la fallimentare stagione renziana, un insulto a chi lavora ogni giorno e ha dimostrato nella pandemia quanto sia centrale il lavoro a scuola. È una invasione di campo da parte del governo che, se non lo sa, dovrebbe solo limitarsi a stanziare le risorse e poi tramite l’atto di indirizzo dare indicazioni all’Aran (l’Agenzia della rappresentanza negoziale nelle pubbliche amministrazioni) per contrattarle con il sindacato, senza entrare pesantemente in campo addirittura per via legislativa”.

Mobilitazione studentesca

Venerdì 19 novembre gli studenti di tutta Italia organizzano proteste in 40 città, da Nord a Sud e anche a Roma. L’UDS ha scritto un manifesto per la scuola pubblica consultabile online. Si moblitano anche La rete degli studenti medi e gli universitari di Link, che a loro volta chiedono fondi per il diritto allo studio. Insomma, il mondo della scuola si prepara alla protesta.