Resta alta l’attenzione sulla crisi dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia.

Mentre Bruxelles riflette sul da farsi, le persone ammassate al confine tra Polonia e Bielorussia, con la frontiera marcata dal filo spinato, rischiano di morire congelate. Le immagini che arrivano dalla frontiera dimostrano la degenerazione della situazione. I militari hanno lanciato lacrimogeni e utilizzato gli idranti per disperdere i gruppi di migranti in risposta al lancio di sassi e oggetti.

Al confine tra i due stati si sta giocando quella che il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha definito una “tattica ibrida”. Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, ha fatto sapere che la Bielorussia non vuole un conflitto di confine ma la partita burocratica rischia di sbriciolarsi in violenze. Migranti in fuga dai massacri di Iraq, Siria e Afghanistan diventano strumenti e arma.

Il governo di Varsavia ha poi annunciato che a dicembre inizierà la costruzione di un muro al confine.

L’opera sarà conclusa nella prima metà del 2022, ha assicurato il ministro degli Interni Mariusz Kaminsk. Il quale ha parlato di “un investimento assolutamente strategico e prioritario per la sicurezza del Paese e dei suoi cittadini”.

A oltre 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino che ha diviso l’Europa e il mondo intero per quasi mezzo secolo, il 60% della popolazione mondiale vive in un paese che ha costruito un qualche argine contro i flussi di persone. E allora una domanda sorge spontanea: cosa abbiamo imparato in questi 30 anni?

 

Ne abbiamo parlato a Restart 264 con il prof. Roberto De Rosa, docente di scienza politica presso l’Unicusano. Appuntamento alle 18.30 con Aurora Vena e Lorenzo Capezzuoli Ranchi.

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