Il Covid 19 torna a far paura anche tra gli operatori sanitari. Se da una parte si cerca di accelerare con le terze dosi, dall’altra si assiste di nuovo a un aumento dei contagi tra i medici e infermieri in corsia.
I dati ISS (Istituto Superiore di Sanità) parlano chiaro e vanno monitorati con attenzione. Si è passati in poco tempo da 1370, sempre su base 30 giorni, a ben 2724 operatori contagiati, e questo significa che oggi viaggiamo alla media di 90 professionisti della salute che si stanno ammalando ogni giorno.
Stiamo parlando di almeno 74 infermieri ogni 24 ore (dati Inail), che si sono infettati dal 14 ottobre al 14 novembre 2021». Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale Nursing Up, che lancia l’allarme :”Dal 14 ottobre al 14 novembre si sono ammalati 2734 operatori sanitari, quando appena poche settimane prima la media era di 1377 ogni 30 giorni. In particolare in Campania si è toccato il picco di 20 ricoveri per Covid in più al giorno”.
In Campania, Lombardia e Piemonte, in particolare, i ricoveri nei reparti covid sono ripresi in modo preoccupante e meritano di essere decisamente monitorati.
Certo non si è ai livelli di un anno fa, con l’85% della popolazione vaccinata e dopo mesi di battaglie e sofferenze sarebbe assurdo se fosse così. Del resto tutto questo appare in modo palese confrontando i dati dei ricoveri Covid di novembre 2020 e quelli di novembre 2021.
Eppure, deve far riflettere che al Cardarelli di Napoli, in un solo giorno, se prendiamo come esempio la settimana precedente a questa, registriamo un dato di 20 ricoveri Covid in più, mentre a Caserta siamo addirittura passati, in sole 24 ore, da 12 a 35 ricoverati per virus.
Peraltro in Campania sono stati chiusi tutti gli hub e rimangono aperti solo quelli del Cardarelli e dell’Ospedale del Mare. Immaginate le conseguenze per gli operatori sanitari che lavorano già da tempo sotto organico.
Sempre in Campania, è significativo il lavoro portato avanti dall’Azienda AORN di Caserta, che ha mappato la risposta immunitaria di tutto il personale a cui sono state inoculate le 2 dosi. Ebbene, a distanza di tempo, su 1700 dipendenti, 160 non hanno sviluppato anticorpi validi ai fini dell’immunizzazione. Questo significa che gli infermieri e medici già vaccinati ad inizio anno stanno gradualmente perdendo la loro l’immunità.
E ad oggi “non siamo stati ancora informati dell’esistenza, come noi invece chiediamo da tempo, di una indagine scientifica atta a dare evidenza di come i vaccini a disposizione siano efficaci contro le varianti in corso, i nostri rappresentanti sul territorio non riferiscono prevalenza di sintomatologie gravi tra i colleghi che si riammalano, e molti degli interessati non sono ricoverati”, aggiunge De Palma
Resta il fatto che chi si riammala, anche se vaccinato, si trova in tale condizione a causa di un preoccupante abbassamento delle proprie difese, e questo ce lo dimostra l’indagine di Caserta.
Insomma, è evidente che, alla luce dei risultati degli screening che arrivano dalla Campania, tutte le aziende sanitarie italiane dovrebbero implementare, senza alcun indugio, proprie attività di monitoraggio “costante” del fenomeno, stante l’evidenza che più alto è il numero delle persone infette che entrano ed escono da ambienti a rischio, più il virus aumenta la propria pervasività fuori dagli stessi ambienti ospedalieri.