Steve Bannon si è consegnato all’FBI a Washington. L’ex stratega politico di Donald Trump, uno degli artefici del successo della campagna “Make America Great Again” è in arresto. E rischia fino a due anni di carcere per altrettanti capi di imputazione.
Tutto risale al 12 novembre, quando Steve Bannon, oggi 67enne, era stato incriminato dal Dipartimento di Giustizia dell’attuale amministrazione Biden per due reati: “Disprezzo nei confronti del Congresso” e il suo rifiuto di consegnare documenti per le indagini parlamentari. Coloro appassionati di politica americana sanno bene cosa sia un “sub poena”: è il diritto di un organismo statuale di costringere la testimonianza di un teste o la produzione di elementi di prova, con l’avviso che il mancato rispetto comporta una sanzione. Ed ecco spiegato perché, rifiutandosi, Bannon sia stato arrestato.
Lo stratega dell’alt-right ha rifiutato il sub poena stabilito dalla Commissione che investiga sull’assalto avvenuto lo scorso 6 gennaio a Capitol Hill. Le proteste portarono alla morte di 4 manifestanti, un membro delle forze dell’ordine, 13 feriti e 52 arresti. L’immagine forse più nota del pianeta riguardante l’assalto al Congresso statunitense è quella dello sciamano italo-americano Jacob Chansley e più noto come Jake Angeli. Lo stesso sciamano, lo scorso 3 settembre, si è dichiarato formalmente colpevole del reato di intralcio alla giustizia. Il 17 novembre è atteso il verdetto, accettato dall’imputato, che lo vedrà scontare in carcere una pena fra i 41 e i 51 mesi di reclusione.
Sulla vicenda, ancora non si è fatta sentire la voce dell’ex Presidente Donald Trump. Il suo mezzo preferito per comunicare nel corso della sua esperienza alla Casa Bianca è stato Twitter. Ma la piattaforma, dopo la decisione di sospendere il suo account, non è ancora tornata indietro.