Agostino non c’è più. Si è tolto la vita a Castellabate con una Smith e Wesson. “Rimane la cera e non ci sei più”, cantava Samuele Bersani. Quella cera cola sulla nostra mano. Brucia. “Non ci sei più”. Un urlo che abbiamo in testa dal 30 maggio del 1994. Non ci sei più, Agostino Di Bartolomei. Non sei più immortale, ma lo sei diventato con un brano di Antonello Venditti.
Notoriamente romanista, ha cantato le gesta di “Ago” nella sua “Tradimento e perdono“. Una preghiera che parte con la rinascita. “Dal profondo del tempo, come un rimpianto, ora rinasci tu“. Ora, in questo momento che ho cominciato a cantare, rinasci tu, Agostino. E rinasci ogni volta che qualcuno ascolta queste parole.
Non ci sei solo tu, Agostino. Con il mio brano, canta Venditti, rinascono Luigi e Marco. Il primo, Luigi Tenco, il secondo, Marco Pantani. “Faccio questo come atto di protesta contro un pubblico che manda in finale una canzone come “Io tu e le rose”. Sono le parole di Tenco, trovate su foglio di carta a Sanremo. Vicino all’inchiostro, il suo corpo. Poi c’è Marco. “Marco Pantani, per quello che ha fatto in vita, merita che si rifaccia come Orio Vergani con Coppi. Il grande Pantadattilo ha chiuso le ali”, scriveva Gianni Mura sul “Pirata”.
L’ultimo ballo di Ago
É l’ultima danza di Agostino Di Bartolomei. Insieme a lui, Luigi e Marco, che si dissolvono per lasciare spazio al giallorosso. “Tradimento e perdono fanno nascere un uomo”. Ci hai tradito, Ago. Ci hai tradito andandotene. Avevamo bisogno del tuo silenzio, del tuo parlare semplice. Ma ti perdoniamo, perché l’hai fatto tu con noi. L’hai fatto con chi non ti ha ascoltato. Lo sappiamo. “Quel sorriso sgomento, anche se hai vinto, non mi tormenta più”.
Cinquantacinque secondi. Tanto è durata la gloria di quella Roma che portasti in vantaggio contro il Liverpool. Poi Bruce Grobbelaar fece la sua ultima danza. Era il 30 maggio del 1984. Dopo lo imitò Jerzy Dudek. Dieci anni dopo ti sei tolto la vita. Granelli insanguinati. Ieri ti abbiamo festeggiato, oggi ti ricordiamo, un’altra volta. Ma la preghiera la facciamo a te. “Cancella la pistola dalla mano”, almeno in Paradiso. “Ricordati di me, mio capitano”.