Roma, 15 novembre 1848: ore 13 il Ministro deve morire. Proprio utilizzando ora e fatto, Giulio Andreotti intitolò un suo libro dedicato a questo particolare evento del periodo risorgimentale. Stiamo parlando di un attentato e la vittima è il conte Pellegrino Rossi nato a Carrara il 13 luglio 1787: economista, giurista, docente, diplomatico e politico italiano. Importante figura nella Monarchia di Luglio in Francia e ministro della giustizia, ministro dell’interno e Primo ministro nel governo dello Stato pontificio con papa Pio IX, l’ultimo “Papa Re”.
La nomina a ministro. Dopo le dimissioni del ministro di Polizia Odoardo Fabbri, il pontefice, avendo considerato le sue qualità, nominò come successore Pellegrino Rossi. Nel nuovo governo, entrato in carica il 16 settembre 1848, il conte assunse le cariche di ministro di Polizia e, ad interim, delle Finanze.
I motivi del suo assassinio. In poco tempo, Rossi avvìo un progetto federalista inviso a chi voleva unire l’Italia in uno stato centralizzato sul modello francese. Inoltre, il ministro mirava a una confederazione di Stati e ciò significava affermare la piena autonomia dello Stato della Chiesa e rimanere neutrali nel caso di un’eventuale ripresa della guerra tra Carlo Alberto e Leopoldo II contro l’esercito dell’austriaco Radetzky.
In ambienti rivoluzionari pertanto fu elaborato un piano per assassinare Pellegrino Rossi. La mattina del 15 novembre 1848, giorno di riapertura del Parlamento, il ministro fu accoltellato sulle scale del Palazzo della Cancelleria. Il suo omicidio fu l’inizio di una serie di eventi che portarono alla proclamazione della Repubblica Romana. Rossi venne sepolto nella chiesa del palazzo dove aveva trovato la morte, in San Lorenzo in Damaso.
Il processo e l’individuazione dei responsabili. Il giorno successivo all’uccisione fu aperta un’inchiesta, che tuttavia si arenò per la fuga del Papa e la proclamazione della Repubblica Romana. L’istruttoria riprese solo nel 1849 con la restaurazione del governo papale. Tuttavia fu solo quattro anni dopo che si arrivò all’incriminazione di diversi imputati.
Le condanne furono otto, di cui due al patibolo. Riguardarono Luigi Grandoni, un ufficiale che aveva partecipato alle prime fasi della guerra d’indipendenza del 1848 militando con le forze pontificie nella battaglia di Cornuda, e Sante Costantini, uno scultore. Grandoni si suicidò in carcere, mentre Costantini fu decapitato. Sei altri imputati furono condannati a diversi anni di carcere, otto furono assolti. Stando a successive ricerche tuttavia pare che la morte di Rossi sarebbe stata decisa dalla Carboneria romana ed eseguita da Luigi Brunetti, uno dei figli di Ciceruacchio.
La storia su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV a cura di Fabio Camillacci. “La Storia Oscura”, dal lunedì al venerdì on air sulla radio dell’Università Niccolò Cusano dalle 16 alle 17.30. “A Spasso nel Tempo”, in onda sul canale 264 del digitale terrestre alle 20.30 del venerdi.