“Vite a colori”è  il nuovo rapporto dell’Unicef sull’impatto della pandemia nella vita di bambine/i e adolescenti. Raccolte oltre 100 testimonianze di ragazze e ragazzi tra i 10 e i 19 anni, tra cui minorenni vulnerabili 16 le regioni italiane coinvolte. Al centro le esperienze vissute da bambini e adolescenti nel primo anno di pandemia.

Attraverso la metafora del surf, il rapporto interpreta le esperienze dei partecipanti alla ricerca come un percorso di crescita caratterizzato da un’improvvisa onda anomala – il COVID-19 – che ha invaso le vite di tutti, interrompendo molte delle loro attività e abitudini, riconfigurando gli spazi delle relazioni sociali. In questo scenario gli adolescenti sono costretti ad abbracciare la tavola da surf che hanno a disposizione per cercare di cavalcare l’onda, trovando modi per continuare a stare in piedi – e a galla. Alcuni elementi di riflessione usciti dal Rapporto: 

  • La pandemia da COVID-19 ha interrotto attività e abitudini, limitato la socialità, esponendo ragazze e ragazzi a sensazioni di stress e frustrazione;
  • Ha però riconfigurato spazi di socialità e interazione, stimolato la ricerca di nuovi interessi
  • Ha lasciato più tempo per pensare, per pensarsi, per capire quali sono le cose che contano, e per acquisire nuove competenze.
  • Resta l’incertezza nei confronti del futuro. Il ritorno a una nuova “normalità” – e a un approccio meno individualista, più attento al benessere della collettività e caratterizzato da cura e rispetto reciproco – appare l’unica via percorribile.

Vite a Colori narra anche di una “generazione di surfer”, con un’identità comune fatta di forti esperienze condivise legate alla pandemia, caratterizzata da fragilità e resilienza, dall’incertezza nei confronti del futuro e dal timore che la pandemia possa amplificare diseguaglianze esistenti e crearne di nuove.

“La pandemia ha segnato profondamente la vita di bambini e adolescenti. Sin dall’inizio l’UNICEF si è impegnato per mettere al centro dell’agenda politica anche il loro benessere, l’ascolto e la partecipazione nei processi di ricostruzione”, ha sottolineato Carmela Pace, Presidente del Comitato Italiano per l’UNICEF. 

 “Le ragazze e i ragazzi sono stati la chiave di questa ricerca come partecipanti e al tempo stesso consulenti esperti. I risultati di questa ricerca sottolineano la fondamentale importanza di coinvolgerli, anche in un senso più ampio, nel dopo pandemia. Chiediamo a tutti i decisori politici in Italia di garantire che ciò avvenga” ha dichiarato Gunilla Olsson, Direttrice dell’Ufficio di Ricerca UNICEF Innocenti.

“La ricerca sottolinea l’approccio inclusivo che caratterizza il nostro intervento in Italia. La pandemia ha colpito tutti e in particolare gruppi specifici che già soffrivano disuguaglianze e/o discriminazione. Bisogna partire anche da loro per garantire una risposta adeguata ai bisogni emergenti” Anna Riatti, Coordinatrice del Programma in Italia dell’Ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale.

Sulla base dei risultati discussi con bambine/i e ragazze/i, l’UNICEF propone una serie di raccomandazioni tra cui la necessità di: promuovere il benessere psicofisico e la salute mentale di adolescenti e giovani, così come da recenti Osservazioni Conclusive rivolte dal Comitato ONU sui diritti dell’infanzia all’Italia; ripensare l’istruzione e la didattica mettendo al centro le esigenze e i diritti degli studenti;  assicurare l’ascolto della voce dei giovani nei processi di costruzione del futuro post COVID-19 e nelle politiche e nei piani di riduzione della povertà a partire da quanto già previsto dal V Piano di azione sull’infanzia e l’adolescenza e cogliendo l’occasione dell’attuazione del Child Guarantee in Italia; favorire un approccio inclusivo e di contrasto a discriminazione e razzismo attraverso strumenti specifici integrati nei piani nazionali. Risulta importante infine promuovere analisi longitudinali per capire l’impatto di lungo periodo della pandemia, con uno sguardo particolare su gruppi specifici, considerati più vulnerabili.