Sono trascorsi 43 anni dalla strage di via Fani e dal rapimento di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, ma la vicenda resta ancora una delle più difficili da raccontare. Il piano dell’agguato colpisce ancora oggi per la sua minuziosa pianificazione ma anche per la serie di interrogativi rimasti senza risposta.
È la mattina del 16 marzo del 1978
Moro esce dalla sua abitazione pochi minuti prima delle 9. Ad attenderlo davanti al numero 79 di via del Forte Trionfale, il capo scorta, maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l’appuntato Domenico Ricci e tre agenti di polizia: Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino.
Il presidente della DC sale a bordo della FIAT 130 e siede sul sedile posteriore della prima automobile. Di fronte a lui l’autista Domenico Ricci e il maresciallo Leonardi. I tre agenti li seguono in una seconda macchina, un’Alfetta.
Pochi minuti dopo le 9 le auto imboccano via Mario Fani, quartiere Trionfale, dove le strade sono larghe e poco trafficate. La via è leggermente in salita e le macchine che arrivano da via Trionfale sono costrette a rallentare prima dello stop all’incrocio con via Stresa.
Verso la fine di via Fani, una FIAT 128 familiare guidata dal Brigatista Mario Moretti esce dal parcheggio e improvvisamente inchioda provocando il tamponamento dell’alfetta di scorta con la fiat 130 del presidente.
Intanto una seconda auto con due brigatisti a bordo esce dal parcheggio, come aveva fatto Moretti, e si mette in coda al convoglio. Un’altra automobile ancora si trova invece nel mezzo dell’incrocio, con il compito di tenere lontani curiosi ed eventuali auto della polizia.
È in questo momento che, da dietro le siepi del patio del bar Olivetti, spunta il gruppo di fuoco: Quattro persone, camuffate con le divise Alitalia. Le raffiche di proiettili uccidono in pochi secondi i cinque uomini della scorta. Solo Iozzino riesce a uscire dall’auto e rispondere al fuoco prima di essere freddato.
L’azione dura pochi secondi
Almeno 93 i colpi esplosi di cui 45 raggiungono gli agenti. L’ex presidente del Consiglio viene prelevato e fatto salire su un’altra auto del commando entrata in retromarcia da via Stresa.
La prima chiamata al 113 in cui una voce informa di una sparatoria in via Fani è delle 9:03, quindi è probabile che proprio in quei minuti le auto delle BR stessero percorrendo a gran velocità le strade del quartiere Monte Mario per allontanarsi dal luogo della strage.
Questa sera alle 21.00 a Crimini e criminologia su Cusano Italia TV, Fabio Camillacci torna ad approfondire il caso Moro e la strage di via Fani con il giornalista investigativo Gianluca Cicinelli, autore della video inchiesta “Coperti a destra”.
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