Alla COP26 a Glasgow si partiva sicuramente con tanti buoni propositi: dal trovare una soluzione sui mercati del carbonio, al risolvere i problemi di trasparenza, al trovare un accordo per alimentare l’ambizione dei governi. Il tutto, apostrofato da puro e sano spirito di collaborazione tra i Paesi aderenti.
Ancora l’incertezza delle emissioni zero alla Cop26 a Glasgow
La Cop26 è finita. Siamo arrivati al momento delle somme, in dirittura di arrivo. Già nella prima bozza del documento finale della Cop26, rimane come nel documento finale del G20 di Roma, quel riferimento a emissioni nette zero. Emissioni zero “intorno alla metà del secolo” invece che nel “2050” come chiede la scienza.
Per questo non scompare, esattamente come a Roma, l’obiettivo globale di lungo termine di tenere l’aumento della temperatura globale media, al di sotto dei 2 gradi dai livelli pre-industriali.
Cosa prevedeva la bozza della COP26?
La bozza, che è stata la base di negoziazione tra i Paesi partecipanti ai colloqui, esortava a definire piani e politiche entro la fine del prossimo anno per ridurre le emissioni di anidride carbonica del 45% al 2030. In questa realtà, viene dato nuovamente un ruolo ancor più centrale ai Paesi sviluppati. A loro è stato esplicitamente chiesto di raddoppiare i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
Cina e Stati Uniti. Le promesse
Tra i numeri e le promesse, c’è però una notizia che ha rimbalzato e ha riacceso le speranze della conferenza. La collaborazione, l’intesa fra Cina e Stati Uniti, primi emettitori di gas serra al mondo, che, in conferenze stampa separate, hanno rimarcato la volontà di arrivare a misure concrete. L’obiettivo è raggiungere gli standard fissati dal patto del 2015. Ossia quello di mantenere l’innalzamento della temperatura sotto i 2 gradi e fare sforzi per limitarlo ulteriormente a 1.5 gradi sino alla fine del secolo.
Alcuni dati per riportarci alla realtà dei fatti
Obiettivi ambiziosi, ma deboli e troppo vaghi vista anche la situazione che stiamo vivendo. In Europa, secondo i dati dell’Ispra, l’anomalia media annuale rispetto al 1981-2010 è stata per la prima volta di circa +2°C e gli ultimi 7 anni sono stati i più caldi della serie.
Molte le nazioni europee in cui la temperatura ha segnato anche un record storico. Tra queste il Regno Unito, l’Olanda, la Svezia e la Finlandia. Per tale ragione, Tracy Carty, capo della delegazione Cop26 di Oxfam, ha rimarcato quanto la bozza di Glasgow, non sia in grado di rispondere all’emergenza climatica che stanno affrontando milioni di persone, che oggi vivono con condizioni meteorologiche estreme senza precedenti e vengono spinte ulteriormente nella povertà.
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