Quarantott’ore per capire finalmente chi siamo. Dove ci troviamo. E quanta strada occorra fare per rimettersi in carreggiata. Kieran Crowley, commissario tecnico della Nazionale Italiana Rugby, ha annunciato oggi il XV titolare che sabato a Treviso affronterà l’Argentina nel secondo dei tre test match delle Autumn Nations Series.
Contro gli All Blacks un rugby che fa ben sperare
Rispetto alla squadra che sette giorni fa ha aperto contro gli All Blacks il trittico di sfide, ci saranno cinque cambi. Ma non è questo il fuoco su cui concentrare le attenzioni di questo test match. La curiosità che accompagnava la prima uscita degli Azzurri contro i maestri neozelandesi è stata ripagata da una prova dei nostri all’insegna del coraggio e priva di timori reverenziali. Si sono visti placcaggi, voglia di avanzare, di sostenere, di provare a mettere in pratica quello che era stato scelto come ideale piano di gioco (semmai contro gli All Balcks possa essercene uno efficace).
I volti nuovi hanno fatto buona impressione così come non ha sfigurato chi invece vantava già al suo attivo un discreto numero di presenze. Certo, gli errori non sono mancati – troppe touche perse, alcune scelte di gioco da rivedere, l’intraprendenza sovente accompagnata da una frenesia che dovrebbe invece lasciare il campo a maggiore freddezza e cinismo. La sconfitta, ampiamente prevista, nel punteggio non ha preso le fattezze della lezione che tutti si aspettavano lasciando nella testa degli addetti ai lavori la sensazione che il gruppo azzurro parta da una buona base e abbia le qualità per poter crescere ancora.
Avanzare, sostenere, continuare. E confermarsi
Con l’Argentina sarà diverso. Rugby latino, cognomi simili, sangue caldo: ci conosciamo. Difficile che si ripeta l’effetto sorpresa. Per questo la sfida di sabato sarà fondamentale per confermare quanto di buono fatto vedere all’Olimpico e ridare così un impulso morale, ancor prima che nel risultato, a un gruppo che di vittorie ha bisogno per costruire la sua autostima. I Pumas non li battiamo dal 2008, e da allora il rugby argentino di strada ne ha fatta tanta. L’ingresso nel Rugby Championship (torneo annuale in cui oltre all’Argentina sono presenti Nuova Zelanda, Sud Africa e Australia) ha contribuito a una crescita esponenziale dell’intero movimento, complici politiche federali in linea che hanno saputo accompagnare senza snaturarla l’identità ovale di un paese che come il nostro fonda la sua tradizione sui tanti club di cui è puntellato il suo territorio.
E’ questa la nota agrodolce di questa sfida. Per un rugby azzurro che da allora non è riuscito a restare al passo dei tempi, bruciando una generazione di atleti e che oggi deve rompere una striscia negativa nel 6 Nazioni (l’equivalente del Championships dell’emisfero nord) lunga più di trenta partite. Nessun modello è replicabile, agli Azzurri il compito di far capire agli hermanos che anche da noi si sta cambiando rotta.