Al cinema, dopo un lunghissimo digiuno, sono arrivati i titoli legati alle grandi storie di sport, in particolare del calcio.
L’espansione di un fenomeno
Giovedì 11 Novembre è uscito al cinema il film sulla storia incredibile di Zlatan Ibrahimovic ed una settimana prima era sbarcata la serie sui trionfi, gli eccessi e la carriera del numero dieci più amato di tutti i tempi: Diego Armando Maradona. Quest’estate è stato il turno di Roberto Baggio ed il film “Divin Codino“. Lo scorso anno, l’ex capitano e bandiera giallorossa, Francesco Totti era stato protagonista sia di un film che di una serie, la pluricriticata “Speravo de morì prima“.
“É molto strano perché per tanto tempo, i film sul calcio e sulla musica andavano malissimo”. Dichiara il critico cinematografico Boris Sollazzo, intervenuto durante la trasmissione “Sport Academy” in onda su Radio Cusano Campus.
Perché ora c’è questa tendenza verso i biopic?
“Il calcio aveva il problema che era complicato replicare azioni di gioco al cinema. In passato non c’era attenzione verso i personaggi che erano più normali. Il più bel documentario – racconta Sollazzo – fu quello fatto da Sandro Ciotti, “il profeta del gol“, su Cruyff. Rimase mitico per anni perché non ce ne stavano altri. Quando il calcio è diventato un business, questi personaggi sono diventati più interessanti per una più vasta platea. Non sono diventati più interessanti i film è diventato più largo il pubblico.”
Cosa ne pensi del fil su Zlatan Ibrahimovic?
“Non è la prima volta che un documentario su Ibrahimovic esce in sala, anche su questo credo sia un record man. Tra serie, ed un paio di documentari credo ci sia solo Maradona che abbia avuto più film di lui. Su Diego sono 30 film e quelli che lo citano sono un centinaio. Essendo un critico cinematografico, ho già visto la pellicola e vi assicuro che vi piacerà, è il più vicino a quella che è la sua autobiografia. Ibra, tira giù la maschera del gradasso e racconta molto Zlatan.”
Ti piace il titolo “Zlatan”?
Trovo molto intelligente il titolo del film che richiama il nome e non il cognome che è diventato un marchio di fabbrica, di rabbia, di riscatto, ma il nome Zlatan che dentro ha tutto ciò che sono le sue origini di immigrato in Svezia. Zlatan è un nome slavo che vuol dire dolce, dorato. Tutte cose che non richiamano Ibra guardandolo in faccia, Sono lavori che ti consentono di andare in un mondo standardizzato e dare una bella profondità.