Alessio Romagnoli, andrà a trattare senza il suo agente, il potente Mino Raiola, il proprio rinnovo di contratto. É stata la notizia più letta e discussa della settimana.
La scelta è di quelle importanti, difficili, forse anche azzardate. La sensazione è come se sia il Milan che il suo ex capitano si fossero sintonizzati sulla stessa frequenza. Le parti hanno capito che trattare per conto loro potesse essere la cosa migliore, per il ragazzo e per il club di Via Aldo Rossi. La società rossonera ha più volte espresso il desiderio continuare il percorso iniziato insieme nel 2014. Ma anche fatto capire di voler ridurre notevolmente lo stipendio del giovane. Da 6 a circa 3,5 milioni di euro.
Alessio Romagnoli, un valore da 6 milioni di euro?
La vecchia proprietà della società rossonera aveva convocato Alessio Romagnoli per rimodulare il suo contratto, era il 2018. Alessio era il capitano ed il futuro del Milan considerata la sua giovane età. Ed un prospetto così importante era da blindare secondo la società, che gli fece firmare un contratto da sei milioni di euro a stagione.
Alessio Romagnoli: da futuro a passato
Le prestazioni del giovane calciatore di Anzio iniziano a calare sempre di più, mentre quelle del collettivo iniziano ad esaltare. Il suo cognome non compare più tra i titolari nella distinta ogniqualvolta il Milan scende in campo. Questo fa diventare un macigno insostenibile per i tifosi, la stampa, giocatori e società, il ricco stipendio che ogni anno incassa il difensore centrale.
“Non so se questa scelta sia stata pesa dal Milan, c’è sempre il giocatore che permette ad una società di agire in questo modo e senza il procuratore che storicamente l’ha seguito bel corso degli anni.” Dichiara il procuratore Nunzio Marchione, intervenuto durante la trasmissione “Sport Academy“, in onda su Radio Cusano Campus.
Come possiamo spiegarci cosa è accaduto?
“L’esempio più fresco è Donnarumma, si parla di un giovane di vent’anni con una proiezione importante per quanto riguarda il futuro e ci si affida alle competenze di un manager, uno dei più bravi al mondo , proprio perché non si hanno i mezzi ed una struttura che consenta al ragazzo di trattare da solo. Ci si affida ad un manager, sotto il punto do vista professionale, come una persona che si affida dal punto di vista legale ad un avvocato. É vero anche che la difficoltà di un procuratore è portare un giocatore da una parte nel momento giusto mai prima e mai dopo, è questa la vera difficoltà del nostro lavoro quando si fa mercato. Noi non sappiamo se Mino (Raiola ndr) ha avuto ragione con Donnarumma o no, lui crede che sia stato il momento giusto per portarlo via”.