E’ un’Italia sempre più ammaccata quella chiamata a giocarsi la qualificazione per il Mondiale di Qatar2022 venerdì sera contro la Svizzera. Ai forfait di Zaniolo, Pellegrini, Verratti e Spinazzola, si aggiungono adesso anche quelli di Immobile e Chiellini che lasciano scoperti due ruoli sui quali dovremo concentrarci nel breve e medio termine per evitare di ritrovarci aggrappati a speranze di condizione e prolificità privi di un piano B per farvi fronte.
Immobile out, “Ma a Qatar2022 voglio esserci”
Destino beffardo quello del nostro numero nove. Criticato durante l’estate europea e rimpianto poi quando assente perché incapaci di proporre al momento alternative utili, era stato lo stesso Ciro Immobile durante la sua conferenza stampa a Coverciano a rivendicare per sé quella maglia in vista del prossimo Mondiale. Il centravanti della Lazio non aveva nascosto una punta d’amarezza per le critiche ricevute, ma ai suoi numeri oggi dobbiamo aggrapparci: numeri che fanno di lui il miglior bomber della storia della Lazio. Istinto e vena realizzativa non si dimenticano, e val bene attendere qualche giro a vuoto, coscienti che la miccia tornerà prima o poi a riaccendersi.
Alle spalle di Immobile, Belotti non sembra ancora aver ritrovato la condizione ottimale, Raspadori dopo un terzo di campionato è ancora fermo a una marcatura e non è questo il momento di lanciare nuove scommesse. L’opzione del tridente leggero, nonostante le difficoltà con cui continuiamo a interpretarla, è oggi l’unica percorribile.
La difesa e noi, una riflessione oltre Qatar2020
Diverso il discorso che riguarda Giorgio Chiellini. Il capitano azzurro porta nel fisico e sulla carta d’identità i segni del tempo. Il rinnovo ottenuto in estate dalla Juventus ha avuto come obiettivo anche quello di portare il capitano in Qatar gestendone oculatamente il minutaggio in campionato. Ma se in casa Juve, alle sue spalle, De Ligt sta trovando la continuità di rendimento necessaria, altrettanto non si può dire dei suoi colleghi azzurri che, da Bonucci ad Acerbi, passando per Romagnoli fino al Mancini giallorosso, stentano tanto nei rispettivi club quanto in nazionale a trovare l’alchimia giusta su cui costruire la difesa del domani.
E’ un discorso più profondo, quello legato alla carenza di opzioni in quel reparto. Che affonda le sue ragioni in un calcio in evoluzione cui la nostra scuola ha sacrificato una delle sue eccellenze: il difensore, la marcatura a uomo, la specializzazione in questo ruolo. Urge una riflessione che abbia come sbocco non solo Qatar2022, per rinnovare pur restando al passo dei tempi l’interpretazione di un ruolo che per noi è anche questione identitaria e su cui abbiamo poggiato buona parte dei nostri successi.
A Roberto Mancini il compito di trovare soluzioni efficaci per centrale l’obiettivo. Il commissario tecnico è sicuro che “faremo una grande partita”, che “ci divertiremo”. Bellezza, coraggio e idee rendono l’uomo libero, amava ripetere Arrigo Sacchi. Per portarlo al Mondiale occorreranno anche precisione, esattezza e un pizzico di cinismo in più.