Il microbiota intestinale, ossia l’insieme di microrganismi che si trovano nel corpo umano, è sempre più l’osservato speciale da parte dei gastroenterologi per capire se possa offrire ulteriori opportunità terapeutiche. Ne ha parlato il Prof. Maurizio Vecchi, Professore ordinario di Gastroenterologia all’ Università degli Studi di Milano, nel corso del programma Genetica Oggi curato e condotto da Andrea Lupoli su Radio Cusano Campus. Dall’intervista sono emersi molti spunti interessanti in tema di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali – MICI, ossia Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn, oltre che celiachia.
Microbiota e caratteristiche
“Effettivamente questi batteri – ha detto il Prof.Vecchi – presenti nel nostro intestino, in quantità eclatanti pensate in numero di dici volte superiore rispetto alle cellule umane, lo dobbiamo pensare proprio come un organo a parte. Sono degli importantissimi modulatori degli alimenti e modulano poi in modo importantissimo l’immunità intestinale, anche perché è la superficie maggiore del nostro corpo umano, 220 Mq.”
Il ruolo nella celiachia
Tra le malattie autoimmuni dell’intestino, oltre a Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn, un ruolo sempre più preponderante è quello della celiachia, una risposta non ordinaria del sistema immunitario all’introduzione di glutine nell’organismo. Dati recenti in letteratura rilevano che anche in questo tipo di malattia il microbiota sembra essere molto importante nell’incanalare una risposta immune contro il glutine. “Negli ultimi due decenni le diagnosi di celiachia si sono ampliate notevolmente, sia per una maggiore consapevolezza che ci porta a una particolare sensibilità di fronte a certi sintomi sia, probabilmente, per l’effetto di alcuni stili di vita che sembrano aumentare l’incidenza di questa malattia. L’assetto genetico che predispone alla celiachia è presente nel 20-30% della popolazione, ma soltanto l’1% è celiaco – ha sottolineato il Prof. Luca Pastorelli, Professore Associato di Gastroenterologia presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Milano – Questi dati mostrano che ci sono diversi fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia. Uno di questi potrebbe essere proprio il microbiota, anche se nei tratti di intestino coinvolti dalla celiachia i microrganismi sono meno presenti rispetto al colon. Probabilmente alcuni tipi di microbiota hanno la capacità di metabolizzare il glutine in maniera protettiva contro lo sviluppo della malattia celiaca: questo presupposto apre la prospettiva di gestire questa patologia non solo con una dieta priva di glutine, ma anche modulando il microbiota in modo tale che questo riesca a degradare il glutine rendendolo meno capace di attivare il sistema immunitario, spegnendo quel processo che poi porta allo sviluppo e progressione della malattia. Questa sarebbe un’importante evoluzione nella gestione della malattia celiaca”.