Il calcio dilettantistico è il punto di partenza per gli appassionati del calcio e per tutti gli addetti ai lavori ed ospita la grandissima maggioranza di tutti i quasi quattro milioni di italiani che praticano il calcio come sport principale.
Molti ex calciatori professionisti, terminata la loro carriera agonistica si reinventano commentatori sportivi per le pay tv, altri decidono di rimanere sul campo, lontano dai riflettori ed impegnarsi con anima e corpo nel calcio dilettantistico.
Marco Ballotta, ex portiere di Modena, Inter, Treviso e Lazio ha scelto la via del calcio dilettantistico. Diventando presidente del Castelvetro calcio, squadra che milita nell’eccellenza Emilio-Romagnola.
Ultimamente è tornato alla ribalta per aver presenziato in panchina in una delle ultime gare della sua squadra, all’età di 57 anni. “É stata una delle poche volte che ho detto no all’allenatore, mi voleva far giocare, ma non era il caso. Era giusto far giocare i giovani. Non sono entrato in campo, ma sono tre anni che sono tesserato, non so per quale motivo la notizia sia andata sui giornali, ma va bene così.” Precisa l’ex portiere intervenuto durante la trasmissione “Sport Academy” in onda su Radio Cusano Campus.
Come mai ha scelto la strada del calcio dilettantistico?
“Avendo finito la carriera in tarda età ero stanco di girare ancora, potevo fare qualcosa di diverso sempre nel mondo del calcio ma dopo tanti anni in giro per l’Italia avevo voglia di stare a casa. Dopo anni hai voglia di ricominciare, poi mi sono avvicinato a questa società tre anni fa, l’abbiamo acquisita, e dopo diventa un giochino tuo in cui ti diverti e fai crescere il settore giovanile. Mi piace stare sul campo, mi piace allenare. Poi se mi capita di fare un salto maggiore ben venga però ho preferito stare vicino a casa.
Che ruolo hanno i giovani nel calcio dilettantistico?
Noi abbiamo impostato una squadra giovane, giocano i ragazzi che provengono dal settore giovanile e poi li portiamo in prima squadra, il nostro più anziano ha 25 anni. (ride ndr) Sono giovani di qualità, ci vuole tempo per far crescere i giovani, con pazienza, tanta pazienza, cosa che oggi manca un po’. Non si può accantonare un giovane dopo due partite sbagliate, non funziona così la crescita di un ragazzo.
Il mondo del calcio dilettantistico come ha affrontato la pandemia?
Ci sono arrivati pochissimi aiuti, abbiamo sospeso per due anni i campionati e soprattutto per i ragazzi è stata una batosta. A quell’età perdere due anni è devastante, alcuni hanno pensato di smettere, poi altri li abbiamo convinti a ricominciare ed ora si stanno togliando belle soddisfazioni. Psicologicamente è stato molto deleterio. Economicamente ci manteniamo riducendo i costi più del dovuto, siamo un gruppo di amici senza l’assillo della categoria e se abbiamo un euro in tasca spendiamo un euro, senza salti nel vuoto, perché vogliamo mantenere la categoria.
Come cambia il calcio?
C’è il momento in cui i giocatori escono ed il momento in cui si è fermi. Lo abbiamo visto con Buffon. Senza di lui per 15 anni la porta della nazionale era in difficoltà. Ora stanno venendo tutti fuori i nostri giovani. Sono cambiate le regole. C’è il Var, il portiere può giocare la palla subito, sono modificati gli allenamenti, il calcio è in piena evoluzione come tutto.