L’emergenza Covid-19 ha messo sotto pressione tutto il sistema sanitario italiano, chiamato a rispondere ad una domanda di salute in drammatico aumento. La situazione anomala del 2020 e, in parte, del 2021 impone un ulteriore ripensamento delle sfide su cui dovrà misurarsi la sanità del futuro. In particolare, emergono i temi della sostenibilità economica e dell’efficacia delle cure per i pazienti che saranno i cardini delle politiche sanitarie. La ricerca “I farmaci biologici e biosimilari e le sfide della sanità pubblica” pubblicato dal think tank Competere.eu analizza proprio questi aspetti e pone al centro dei modelli di reinvestimento i farmaci biologici e biosimilari. Essi rappresentano un valido strumento in grado di coniugare l’efficacia terapeutica e la sostenibilità economica, grazie ai risparmi significativi che possono generare e possono essere utilizzati per migliorare l’accesso alle terapie di nuova generazione.

La ripartenza del SSN va inevitabilmente di pari passo con il PNRR, all’interno del quale sono previste risorse per 15,63 miliardi, parte dei quali verrà utilizzata per rafforzare la capacità del SSN di fornire servizi adeguati sul territorio. Il piano riconosce, inoltre, la presenza di una quota significativa e crescente della popolazione più anziana, pari circa al 40%, afflitta da malattie croniche. Il Covid-19 ha assorbito inevitabilmente le energie e le risorse della sanità italiana ma il numero di visite, interventi, accertamenti diagnostici e attività di prevenzione cancellate per il timore di accedere agli ospedali evidenziano la necessità di dare una risposta immediata alle cronicità per garantire continuità assistenziale a tutti i pazienti.

Molte patologie altamente invalidanti per i cittadini, tra cui l’artrite psoriasica, hanno visto un calo significativo dei servizi ordinari e straordinari. Tale domanda insoddisfatta di salute è destinata a crescere nei prossimi mesi aumentando un tasso di sotto trattamento già piuttosto elevato. Le ricadute sulla condizione di salute dei pazienti, sul tasso di disabilità e sulle risorse del SSN sono profonde. Rispondere oggi promuovendo un ritorno più regolare alle cure e un accesso diffuso su tutto il territorio a terapie efficaci come quelle biologiche rappresentano uno strumento per mitigare questi impatti.

Secondo la ricerca di Competere.eu, oggi ancora si osservano dinamiche regionali dove vengono emanate delibere restrittive che limitano la libertà del clinico obbligandolo a prescrivere un certo biosimilare sul paziente naive, precludendo così ai pazienti che ne hanno diritto la possibilità di accedere ad altri farmaci biologici innovativi. Una dinamica virtuosa sarebbe quella di definire modelli di reinvestimento delle risorse liberate grazie alla maggiore penetrazione dei biosimilari verso percorsi terapeutici più adatti alle patologie trattate. Tra queste, in particolare, l’artrite psorisiaca che vede una popolazione di pazienti potenzialmente curabile con farmaci biologici che si aggira intorno ai 50mila, mentre solamente la metà circa viene effettivamente trattata con i biologici.

Sarebbe quindi auspicabile favorire la maggiore penetrazione dei farmaci biosimilari, ma soprattutto che le Regioni favoriscano modelli di reinvestimento in grado di potenziare gli investimenti dedicati alle terapie biologiche di nuova generazione. I risparmi generati dall’utilizzo dei biosimilari possono innescare, infatti, questo circolo virtuoso, senza porre vincoli per il clinico prescrittore. In questo modo verrebbero superate anche le disomogeneità a livello regionale e si potrebbero affrontare al meglio le sfide della sostenibilità del SSN, alle quali si richiama anche il PNRR per costruire la sanità del futuro.

Di questo parleremo nel pomeriggio su Una Mela al Giorno sul 264 DTT alle 16.30, non mancate!