Secondo quanto riportato dall’aggiornamento annuale del quotato Climate Action Tracker – che, in base ai recenti annunci sulle emissioni, calcola l’impatto sul futuro aumento della temperatura globale del pianeta – se si prendono in considerazione i soli impegni assunti dai Paesi per il 2030, l’aumento della temperatura media globale sarebbe di 2,4°C nel 2100. Analizzando invece ciò che i Paesi stanno effettivamente facendo (e non solo le proposte) l’aumento previsto sarebbe ancora più elevato, pari a 2,7°C.
«È un rapporto devastante: i governi riuniti a Glasgow dovrebbero mettere immediatamente da parte le divisioni e lavorare con vigore e intransigenza per un accordo che salvi il futuro di tutte le persone», dichiara Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International. «Invece stiamo assistendo a sabotaggi ed egoismi da parte dei più potenti, mentre i Paesi più vulnerabili lottano per la propria sopravvivenza e giovani attiviste e attivisti protestano per ottenere giustizia».
Per Greenpeace c’è ancora tempo a Glasgow per ribaltare la situazione: «Nel testo dell’accordo finale occorre inserire l’eliminazione graduale dei combustibili fossili», continua Morgan. Allo stesso tempo, i Paesi più ricchi devono mantenere le loro promesse sui fondi da destinare ai Paesi più poveri per l’adattamento agli impatti della crisi climatica, lo sviluppo di sistemi di energia pulita e l’abbandono dei combustibili fossili. Questo studio ci dice cosa ci riserva il futuro. Tutti sanno cosa dobbiamo fare per cambiarlo. Non ci sono più scuse, il tempo è scaduto, i nostri leader devono agire, e subito».