Dopo che UniCredit ha abbandonato il tavolo delle trattative, il futuro di MPS riserva diverse incognite. Sul futuro gravano i negoziati con la Dg Comp del Ministero dell’Economia e della Finanza, il quale dovrà concordare un prolungamento della scadenza fissata per la sua uscita da MPS. Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani), è intervenuto sul tema ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Mps e suppletive
“Il sindacato non ha compiti di intervento, ma di denuncia e le denunce sono state fatte –ha affermato Sileoni-. Buona parte dei partiti si è interessata alle vicende di Mps solo perché c’erano le suppletive a Siena dove si presentava il segretario del PD. La sovrapposizione tra la trattativa Unicredit-Mps e le suppletive ha contribuito moltissimo a fare confusione, ma in qualche modo doveva essere evitata. Il secondo punto è che ieri c’è stata la commissione d’inchiesta che ha ascoltato il neo amministratore delegato di Unicredit e l’ad di Mps. Nessuno ha detto che l’accordo per cedere Mps, siglato dagli allora ministri Gentiloni e Padoan con la Commissione e la Bce porta la data del 2017. L’Italia rappresentata da quel governo ha avuto tempo 4 anni per uscire dal capitale. Sono passati 4 anni e nessuno dei governi successivi si è sporcato le mani per risolvere il problema, il cerino in mano è stato lasciato all’attuale governo che, con la pistola alla tempia, devono trovare una soluzione”.
Fallimento
“Non si può non trovare una soluzione, non si può far fallire una banca, perché si metterebbero in crisi clienti e dipendenti della banca. Come ci si arriva a trovare una soluzione? I passaggi per trovarla sono i seguenti: il Mef sta preparando insieme a Mps un nuovo piano industriale che sarà gestito da Mps in sintonia con i sindacati nazionali e sarà un piano molto pesante. Il piano dovrà essere vagliato da Commissione Ue e Bce e se non saranno d’accordo interverranno e modificheranno il piano. A quel punto il piano sarà calato sulle organizzazioni sindacali, ci sarà una richiesta di riduzione dei dipendenti e delle filiali. Noi volevamo una soluzione di mercato perché così parecchi problemi sarebbero stati limitati. Mps sarà asciugato, dimagrito nei costi e poi sarà rimesso sul mercato”.
Banca pubblica
“Trasformare Mps in banca pubblica? Non lo vuole la UE. Fino al 2018 la Germania ha salvato una serie infinita di piccole-medie banche con aiuti di Stato, l’UE alla Germania l’ha permesso, a noi non ce lo permette. Comunque adesso noi siamo in buone mani con Draghi e Franco e una soluzione sarà trovata”.