Un’ulteriore aumento dell’inflazione negli ultimi mesi di quest’anno ridurrebbe fortemente i consumi delle famiglie con il rischio di impattare negativamente anche sugli acquisti di Natale e rallentare la crescita nel 2022. E’ quanto emerge da una stima dell’Ufficio Studi Confcommercio sugli effetti di un rialzo dell’inflazione sui consumi delle famiglie nel quarto trimestre 2021. Nell’ipotesi di un aumento medio dei prezzi del 3% si perderebbero circa 2,7 miliardi di euro di consumi che potrebbero arrivare fino a 5,3 miliardi nell’ipotesi di un’inflazione al 4%. Il Prof. Fabio Fortuna, Magnifico Rettore dell’UniCusano, ha affrontato il tema ai microfoni di Radio Cusano Campus.

Inflazione

“Quelli dell’Ufficio studi Confcommercio sono calcoli previsionali, che però hanno un fondamento -ha affermato Fortuna-. E’ aumentato costo delle materie prime, sono aumentati i costi di beni e servizi, se da qui ad un mese ci fosse un ulteriore rialzo dei prezzi del 3% vorrebbe dire che le cose in quell’ambito non vanno molto bene. Purtroppo è un’ipotesi da prendere in considerazione. L’aumento dell’inflazione era stato definito temporaneo alcuni mesi fa anche dai presidenti delle banche centrali mondiali, ma i tempi si stanno dilatando. ora si parla di un ritorno alla normalità a partire dal primo semestre del 2022, ma intanto i prezzi continuano ad aumentare e questo ovviamente preoccupa in termini di consumi. Più costano beni e servizi, minore è il potere d’acquisto perchè i salari non crescono in misura adeguata, quindi una contrazione dei consumi si può verificare soprattutto per le fasce meno abbienti”.