All’alba dei tempi un gruppo di dieci alieni immortali dalle fattezze umane sbarca sulla terra a bordo dell’astronave “Domo”, sono gli Eternals, inviati dai Celestiali – sorta di divinità all’origine dell’universo – per fare piazza pulita dei Devianti, creature sfuggite al loro controllo che minacciano la nascente umanità. L’ordine è quello di non interferire, utilizzare gli straordinari poteri di cui sono dotati (capacità di volare, sparare raggi laser, trasformare la materia, manipolare le menti ecc.) solo contro le malvagie entità, mai per difendere gli uomini da se stessi. Quel che è concesso è invece aiutarli a progredire nella tecnica e nelle arti, cosicché possano evolversi. Ma dietro la periodica insorgenza di sparuti Devianti, ora misteriosamente più abili, un oscuro disegno incombe. 

Nel dopo Thanos, con la speranza di portare nell’Universo Marvel un ventata d’aria fresca arriva l’insospettabile Chloé Zhao e gli ambiziosi Eternals. Dalla preistoria a Babilonia, passando per le Canarie e la foresta amazzonica la regista Premio Oscar con Nomadland (qui anche cosceneggiatrice) fa incetta di budget, ambientazioni da sogno e effetti speciali per riscrivere la storia attraverso la vicenda di queste mitologiche new entry, volubili e tremendamente umane quanto gli Dei dell’Olimpo (da cui ereditano in parte i nomi), votate al non intervento e piuttosto concentrate su i propri tormenti da grande famiglia incasinata. Angelina Jolie, Salma Hayek, Richard Madden, Kit Harington, Barry Keoghan fino ad arrivare ad Harry Styles nei post credits, un cast ricchissimo e diversi primati. Parliamo del primo film Marvel con al suo interno una scena di sesso, per lo meno accennata, la prima supereroina sorda e il primo supereroe omosessuale, passando per altre prime volte in tema di nazionalità, dal pakistano al coreano la nuova Marvel è cosmopolita e attenta pure alle quote (5 eternals maschi e 5 eternals femmine, anche se la leadership alla fine va a quest’ultime). C’è spazio addirittura per i rimandi ecologici e la salute mentale, con il personaggio della Jolie che soffre di disturbi importanti. L’impressione è che tutto il kolossal sia votato all’inclusione e all’esaltazione della marginalità, nucleo poetico del cinema di Zhao, che si vorrebbe però un po’ più riconoscibile. Altro tratto distintivo la scelta delle locations, già menzionate per la loro rara bellezza. Ben dosata l’ironia, meglio del solito e un poco più matura, in linea con il film: su tutti vince l’eterno sotto copertura diventato star di Bollywood, che porta con se il suo faccendiere per girare un documentario sulle gesta del gruppo.

Nonostante la volontà di rimarcare il lato fragile sopito del superomismo, con commistioni epiche interessanti e buoni colpi di scena, il tema sul grande schermo ammette poche variazioni: il mondo va salvato, buoni e cattivi se le danno di santa ragione ma sempre sul filo dell’ambiguità, la durata è non indifferente. Esperimentato interessante e complesso ma non privo di criticità: i troppi spiegoni sui Celestiali che fanno svanire tutto il mistero, il ruolo non poco chiaro dei Devianti.