Cervelli in fuga, l’Italia li abbandona mentre l’estero li accoglie. Se dovessimo prendere in esame gli ultimi 10 anni, il dato degli under 40 italiani che hanno scelto di lasciare casa per tentare fortuna all’estero ammonta a circa mezzo milione. Le cause sono note ma si fatica ad arginare un fenomeno che diventa via via sempre più preoccupante.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, non più tardi di qualche giorno fa, aveva dedicato ai nostri ragazzi parole di incitamento e sostegno, invitando loro ad “impegnarsi, a non tirarsi indietro, ad accettare il rischio e a mettersi in gioco”. I destinatari del suo accorato appello sono ragazze e ragazzi di età compresa tra i 18 e i 35 anni, gli stessi che, sempre più spesso, decidono di fare le valigie per tentare di imporsi al di fuori dei confini italiani.
C’è chi li chiama cervelli in fuga, chi expat ma al di là dei nomi o delle definizioni giornalistiche, stiamo parlando di 11 milioni di persone che si rendono conto di crescere poco nel Paese in cui sono nati “e questo succede anche perché non li valorizziamo, non riusciamo a usare pienamente le loro energie, i loro talenti. Tutto ciò si accentua nelle regioni meridionali”, ha ricordato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, alla cerimonia di inaugurazione della nuova sede dell’Accademia della Guardia di Finanza a Bergamo.
I numeri sono impietosi e tornano d’attualità proprio adesso, alla vigilia del varo della legge di bilancio e della riforma delle pensioni. “Da un quarto di secolo l’Italia cresce poco – ha sottolineato Franco -. Dal 2000 il Pil italiano è rimasto stagnante. Un giovane su due nella fascia tra i 25 e i 29 anni è senza occupazione, il dato più alto in Europa”.
Invertire la tendenza non è solo necessario, insiste il Ministro Franco, deve essere “il vero nodo della politica del nostro Paese. L’elemento nuovo è il Piano nazionale di ripresa e resilienza, una leva importante per uscire da una situazione di stallo. Con i fondi europei si deve invertire il trend a partire dall’istruzione, in cui l’Italia mostra risultati inadeguati per quantità e qualità”.
E qui si rende necessaria una riflessione che parta da dati certi. In Italia diminuiscono i laureati mentre cresce l’abbandono scolastico, il tasso di occupazione giovanile è sempre in calo e si infoltiscono, invece, le fila dei Neet, giovani che hanno abbandonato ogni tipo di percorso formativo non essendo, al contempo, nemmeno impegnati in nessun tipo di attività lavorativa. C’è un dato che li riassume tutti ed è contenuto nell’ultimo rapporto del Censis: la metà dei giovani italiani (il 50,3%) vive in una condizione socio-economica peggiore di quella vissuta dai loro genitori alla stessa età. Una generazione delusa, disorientata, che non trova motivazioni quando ha la possibilità di affermarsi e che non trova mobilità sociale quando parte da condizioni di svantaggio.
Il tema verrà affrontato questa sera all’interno della trasmissione televisiva Babylon Off, in onda dalle 20 su Cusano Italia Tv, sul canale 264 del digitale terrestre. Francesca Pierri e Alessio Moriggi indagheranno tra le pieghe del fenomeno dei cervelli in fuga confrontandosi con il prof. Stefano Zecchi, scrittore e saggista, e con il dott. Paolo Rametta, Presidente dell’Associazione Orizzonte Italia.