Vincenzo D’Amico il talento puro che piaceva a tutti compagni di squadra e avversari

Ha giocato nella Lazio dove ha lasciato il segno, nello scudetto del 1974: a Torino di sfuggita

A Terni lo ricordano con grande affetto per l’umanità, le invenzioni e le improvvise giocate

 

Vincenzo D’Amico. Bastano il nome e il cognome per parlare di uno dei più grandi giocatori visti sui campi di Serie A. Ha avuto solo l’involontario “torto” di provare la strada dell’azzurro nel momento in cui i giocatori per la squadra nazionale venivano scelti in blocchi, come quello, storico, della Juventus.

Perché è stato uno di quelli che, una volta visti all’opera, non avrebbe più lasciato il campo, con quella meravigliosa Lazio dello scudetto del 1973-74. Quella, indimenticabile, del primo titolo tricolore laziale, guidata da una gran persona per umanità e rapporti personali del livello di Tommaso Maestrelli. Un allenatore che ha tirato fuori il meglio anche da giocatori non dotati, sul piano squisitamente tecnico. E ha saputo indicare una strada ben precisa, per la quadratura tattica che ogni sportivo e ciascun calciatore dovrebbero avere.

Vincenzo D’Amico è stata la normalità per il comportamento avuto con il prossimo in un Calcio che stava cambiando. Dove altri hanno scelto l’errata strada di “sistemare” alcune partite. Finendo male, e sotto processo, esposti alla pubblica gogna. Lui no. E’ rimasto una persona di grande semplicità che ha saputo mantenere la schiettezza sia con il prossimo, sia in televisione, quando chiamato a esprimere il suo pensiero. Un modo di commentare il mondo del pallone arguto e ironico, non volgare, ma franco e sincero fino al midollo.

E’ piaciuto a compagni di squadra e avversari. Ha bisticciato per le cose giuste e ha mostrato la sua opinione senza la prosopopea di alcuni odierni aspiranti commentatori che in campo non avevano un quarantesimo, del suo innato talento, senso della posizione, trattamento del prezioso cuoio con tocchi sopraffini e improvvisi.

Oggi compie gli anni uno che ha saputo farsi voler bene anche a Terni, perché con la Ternana ci è stato poco tempo. Ma si è fatto benvolere e stimare. E anche se in diversi indicano Ciccio Grabbi quale miglior giocatore passato allo stadio Libero Liberati, ci spiace. Per noi è stato lui. L’eterno giovanotto che passeggiava per Via del Corso e le strade attigue. Vincenzo D’Amico. Anche oggi, bastano il suo nome il suo cognome. Tanto di cappello. E auguri.