In molti, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, si aspettavano un netto ridimensionamento del leader della Lega Matteo Salvini durante il Consiglio Federale del partito che si è tenuto ieri. Il “Capitano” invece ha tenuto la barra dritta e, almeno da quanto si è appreso, la sua leadership nel Carroccio è (per ora) più che salda.
Niente faccia a faccia, quindi, con il Ministro Giorgetti, secondo molti indicato come il capopopolo dell’ala governista e moderata della Lega.
Taglio delle tasse e reddito di cittadinanza
Nel suo intervento di ieri, durato quasi 50 minuti, il segretario della Lega Matteo Salvini ha rilanciato i temi a lui cari, confermandosi come forza propulsiva del centrodestra. Ha ribadito massimo impegno sul taglio delle tasse, individuando nei nove miliardi del reddito di cittadinanza (da poco rinnovato anche con i voti proprio della Lega) la voce dalla quale prendere i soldi per alleggerire il carico fiscale degli italiani. “Nove miliardi per regalare redditi di cittadinanza a furbi ed evasori – ha detto Salvini – non è rispettoso per chi fatica e lavora, interverremo in Aula per dirottare sul taglio delle tasse una parte di quei miliardi”.
Matteo Salvini, la Lega e l’Europa
Altra questione importante quella in Europa. Salvini ha allontanato il PPE, confermandosi su posizioni maggiormente conservatrici: “In Europa avanti per un grande gruppo, identitario, conservatore e di Centrodestra, alternativo ai socialisti con cui il PPE governa insieme da anni” ha detto Salvini che ha poi aggiunto che “è impensabile entrare nel Ppe, che non è mai stato così debole”.
Dopo l’intervento, il Consiglio Federale ha votato all’unanimità la condivisione della linea politica di Matteo Salvini, rafforzando quindi la sua posizione e, forse, ricompattando il partito.
Questo voto ovviamente non risolve tutti i problemi interni del Carroccio. Giorgetti guiderebbe alcuni big, come i presidente di Veneto e Friuli Zaia e Fredriga, verso una Lega più moderata. Il Consiglio di ieri, però, rappresenta un momento importante ovvero la riconferma di un leader che in molti davano in affanno.