Pier Paolo Pasolini. Poeta, filosofo, regista, sceneggiatore, giornalista, scrittore. L’intellettuale forse più influente del Novecento italiano moriva la notte del 2 novembre 1975. Ucciso in maniera brutale: picchiato e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia. Quella dell’Idroscalo di Ostia, Roma.
Aveva 53 anni l’autore di Petrolio quando venne ritrovato da una donna nel fango, dopo una notte piovosa e fresca. Erano le 6.30 circa. Sarà l’amico Ninetto Davoli a riconoscerlo. Proprio lui, un ragazzo di borgata salvato da un destino infame dal suo Pier Paolo.
Dell’omicidio fu incolpato Pino Pelosi di Guidonia Montecelio. Un giovane di diciassette anni, già noto alla polizia come ladro di auto, fermato la notte stessa propria alla guida dell’auto del Pasolini.
I due si incontrano verso le 22.30, quando Pier Paolo Pasolini approccia Pelosi in Piazza dei Cinquecento, non lontano dalla Stazione Termini e lo invita a “fare un giretto”, con la promessa di un compenso in denaro. Dopo aver mangiato alla trattoria Biondo Tevere, i due raggiungono Ostia e si fermano in una strada sterrata, non lontano da un campetto di calcio.
Il dramma, secondo la sentenza che considera attendibile la ricostruzione rilasciata da Pelosi, scaturisce a seguito di una lite per pretese sessuali del regista di Accattone alle quali il ragazzo era riluttante. Pelosi si impadronisce del bastone con cui era minacciato dal poeta e lo percuote fino a farlo stramazzare al suolo, gravemente ferito ma ancora vivo. Quindi il 17enne sale a bordo dell’auto e travolge più volte con le ruote il corpo di Pasolini.
Eppure là, su quella spiaggia sporca di sangue e povertà, insieme al cadavere del poeta giacevano alcuni indizi importantissimi: dettagli trascurati dai primi investigatori anche perché la scena del crimini risulta fortemente inquinata.
Il corpo di Pasolini è “un grumo di sangue”. Pelosi ha invece gli abiti, chiari, senza neppure una macchia. Ma lo scrittore era un uomo atletico, capace di difendersi anche da più persone. Pino – soprannominato la Rana – invece, è un ragazzetto piuttosto gracile.
Al processo dinnanzi al Tribunale dei minori di Roma, tra il febbraio e l’aprile del ’76, Il perito della parte civile, il prof. Faustino Durante, smonta in aula la ricostruzione dei fatti. Pasolini fu aggredito da più persone e volontariamente investito. Pelosi viene riconosciuto colpevole e condannato a oltre nove anni di carcere. Omicidio volontario in concorso con ignoti.
Il 4 dicembre del 1976 la sentenza della Corte d’Appello conferma la condanna dell’unico imputato ma esclude ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio.
“Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile.
Come finirà tutto ciò? Lo ignoro.”
Questa sera alle 21.00 a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV, Fabio Camillacci approfondirà il caso Pasolini con l’avvocato Nino Marazzita, legale della famiglia Pasolini ai tempi del processo, e il documentarista e scrittore Paolo Cochi. Immagini storiche ed esclusive sull’omicidio del poeta.
Canale 264 del digitale terrestre e in streaming qui.