Che il nuoto fosse una delle nostre eccellenze sportive si sapeva. L’acqua e la scherma si contendono da tempo il primato di medaglie olimpiche regalate allo sport italiano. La spedizione di Tokyo era stata in linea con questa tradizione, ma ora agli Europei di Kazan gli Azzurri sono stati capaci di fare ancora meglio.

Cos’è il nuoto? E’ velocità, potenza e prontezza di riflessi

Marco Orsi, Lorenzo Zazzeri, Nicolò Martinenghi, Michele Lamberti: questi i nomi dei quattro azzurri che ieri hanno fissato le lancette del cronometro sul 1’30″14. Una prestazione impeccabile, figlia della specializzazione nei quattro stili, in cui all’eccellenza della bracciata si è aggiunta quella nella gestione dei cambi. Nessuno è stato più reattivo di noi.

Il significato di questo trionfo, arrivato nel corso di una rassegna che sta regalando all’Italia numerose soddisfazioni, non risiede però tutto nei numeri fatti registrare dal cronometro. Scorrendo i nomi dei neo medagliati si scopre che quel Michele Lamberti, che prima di cimentarsi con la staffetta aveva già conquistato due argenti nei 100 farfalla e nei 50 dorso, altri non è che il figlio di Giorgio, campione del mondo nel 1988, primatista mondiale dei 200 stile libero a Bonn nel 1989 nonché pluricampione europeo di specialità. Non che il nuoto azzurro abbia mai avuto problemi dal punto di vista del ricambio generazionale, ma certo che rileggere quel nome dà oggi un senso di dinastia e continuità ad una disciplina che pochi altri paesi possono vantare.

Una lezione che va oltre la vasca

L’altra lezione che le otto vasche azzurre di Kazan ci lasciano in eredità è un concetto che la 4×100 di atletica alle Olimpiadi di Tokyo e il quartetto capitanato da Filippo Ganna nei recenti mondiali di ciclismo di Roubaix si erano già premurati di ricordarci poche settimane fa. Vincere facendo squadra ha un gusto speciale, e noi sappiamo farlo come pochi altri. Il talento è ben speso solo se condiviso, il difetto non è poi così grande se circondato dalle qualità altrui, anzi, sarà quel contesto d’eccellenza che si premurerà di limarlo e perfezionarlo; perché in quel testimone, nell’esattezza dei gesti con cui viene passato di mano in mano e di cambio in cambio, c’è anche tutta la determinazione di chi sa quanto sia fragile quella trasmissione e quanta cura serva per portarlo avanti affinché altri possano un domani raccoglierlo. Che sia un amico, un figlio d’arte o una rivelazione cambia poco.