La scuola si avvicina al mondo dell’impresa e lo fa attraverso il metodo Toyota. E’ il liceo Malpighi di Bologna a fare da apripista in questo percorso di avvicinamento al mondo del lavoro, strutturando una stanza dedicata alla filosofia manageriale giapponese. Il piano di lavoro sarà ad uso e consumo degli studenti che saranno chiamati a realizzare progetti concreti nel campo della meccatronica, della robotica e del design.
Obeya lab, sarà questo il nome della struttura, è stato realizzato grazie all’apporto della Faac che ha investito circa 200.000 euro, di cui 100.000 euro reperiti come credito d’imposta grazie allo ‘School Bonus’.
“Se quella misura fosse reinserita dal Governo farebbe il bene di tutte le scuole italiane- dichiara la preside del Malpighi, Elena Ugolini, già sottosegretario all’Istruzione- sarebbe un modo per ampliare le risorse del Pnrr destinate all’edilizia scolastica a favore anche delle scuole paritarie”.
La dirigente ha inaugurato l’Obeya Lab insieme all’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, al presidente della Faac, Andrea Moschetti, e a Carlo Cipolli, numero uno della Fondazione Carisbo, che ha contribuito a sua volta con 10.000 euro l’acquisto di strumentazione e arredi.
La filosofia Obeya nasce da un metodo ideato per avvicinare scuola e impresa e per migliorare la produttività, oltre a risolvere i problemi in azienda facendo leva sul gioco di squadra e sulla multidisciplinarietà. “I manager studiano questi metodi, a scuola è più difficile- sottolinea la preside Ugolini – noi abbiamo provato ad applicare questo metodo anche ai problemi di gestione della scuola, come l’orientamento o i debiti formativi, e abbiamo scoperto che è molto utile. Con questa impostazione siamo solo noi”.
L’emergenza pandemica ha fatto slittare il progetto che doveva prendere il via a febbraio 2020. Oggi la stanza ha tre pareti completamente finestrate e una grande lavagna per il cosiddetto ‘visual management’, cioè per avere a colpo d’occhio un’idea del problema da risolvere e dello stato di avanzamento della soluzione.
“Si tratta di un’esperienza elitaria perché richiede spazi, risorse e attrezzature. Sviluppare qui questa esperienza è motivo di conforto, a dimostrazione che nuovi metodi di insegnamento possono essere inseriti innovando. Come Fondazione Carisbo non mancheremo di finanziare analoghe iniziative per far crescere la scuola, gli studenti e anche i docenti”.