Come faranno i partiti populisti ad andare contro il Referendum Cannabis voluto proprio dal popolo?
Questa volta la cannabis fa veramente paura ed è per questo che Lega e Fdi hanno cercato di bloccare il Referendum che, nei mesi scorsi, ha raccolto ben 600mila firme. Come mai i due partiti si sono esposti in questa maniera? Nella politica di oggi è solito vedere una breve campagna mediatica su determinati argomenti prima di “sferrare” un colpo politico nelle sedi opportune. Lo abbiamo visto col Cashback o con il DDL Zan.
Il centrodestra (senza Forza Italia) è passato subito all’attacco fallendo però nel tentativo di far naufragare il Referendum. Quella contro le droghe è una battaglia simbolo della destra italiana e non solo. La lotta tra proibizionismo e antiproibizionismo ha sempre rappresentato un confine ben netto e distinto tra le diverse formazioni politiche.
Cannabis, cosa dicono i numeri?
Ci troviamo in una fase storica durante la quale sempre più Paesi hanno legalizzato la cannabis. Anche negli USA molti Stati hanno da tempo deciso la legalizzazione della cannabis anche a scopo ricreativo. Insomma, i tempi sembrano essere maturi e lo confermano anche i sondaggi.
Il 58% degli italiani, secondo un sondaggio di Swg commissionato da BeLeaf e dalla campagna Meglio Legale, è a favore della legalizzazione della cannabis. Su 1200 soggetti intervistati, i favorevoli appartengono soprattutto alle fasce d’età tra i 18-34 anni e 35-44 anni, entrambe al 66%. Se non stupisce il fatto che gli elettori di PD e M5S siano favorevoli alla legalizzazione rispettivamente per il 74% e l’81%, è sbalorditivo constatare che quattro elettori su dieci di Lega e Fdi siano a favore della cannabis.
Tra le domande poste dal sondaggio SWG anche una sull’attuale legge riguardante la coltivazione domestica di cannabis: il 56% degli intervistati si è espresso, infatti, contrario alla norma in vigore che punisce fino a 6 anni di reclusione chi coltiva cannabis anche se per uso personale.
Perché questo Referendum fa paura?
Una volta che le firme saranno validate dalla Corte Costituzionale e dalla Cassazione sarà indetto il referendum per la legalizzazione della cannabis. Sondaggi alla mano la consultazione potrebbe essere un successo epocale per i promotori.
Ma cosa prevede il referendum? Si abolisce il reato di coltivazione di cannabis, attualmente previsto dal Testo Unico sugli stupefacenti; cancella le pene detentive previste, che oggi consistono nella reclusione da due a sei anni; elimina la sospensione e il ritiro della patente di guida (o il divieto di conseguirla) per chi coltiva cannabis, ma non per chi si mette al volante sotto l’uso di tale sostanza.
Se il Referendum dovesse avere successo nelle urne il Parlamento sarebbe vincolato dalla volontà popolare ad approvare, in poco tempo, una legge. In questo caso i partiti sovranisti si troverebbero in un “cul de sac”.
Avendo, giustamente, come faro guida il popolo e la sua volontà come farebbero Fdi e Lega ad osteggiare una proposta fatta a maggioranza ed eventualmente approvata proprio dal popolo? Per questo Salvini e Meloni hanno preferito agire senza troppi clamori, tentando il blitz con un emendamento. Forse hanno capito che anche il loro elettorato ha cambiato idea sull’uso e consumo delle droghe leggere.