Lavoro precario e mal pagato. In Italia nel 2019, prima della pandemia, circa 5 milioni di persone avevano un salario effettivo non superiore ai 10 mila euro lordi annui, tutte con “discontinuità lavorativa”. Oggi risultano circa 3 milioni di precari e 2,7 milioni di part-time involontari che si aggiungono a 2,3 milioni di disoccupati ufficiali. E’ quanto emerso durante la presentazione del rapporto della Fondazione Di Vittorio-Cgil su “Salari e occupazione”. Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, è intervenuto sul tema ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Lavoro e politica estera

“C’è un disagio dei lavoratori legato ai temi sociali, ma anche a quelli internazionali –ha affermato Rizzo-. Le scelte sbagliate in politica internazionale hanno una ricaduta immediata sulle vicende del nostro Paese. Ad esempio la guerra in Afghanistan è costata 9 miliardi di euro all’Italia, sono morti 55 soldati italiani, e dopo 20 anni in Afghanistan ci sono di nuovo i Talebani. Pensate a quante iniziative per il lavoro si potevano fare con 9 miliardi di euro”.

Salari bassi

Gli italiani lavorano di più e guadagnano molto meno rispetto ai tedeschi. Il dato della disoccupazione giovanile in Italia ha superato quello della Grecia. Il governo Draghi viene pompato dalla stampa, viene definito come il governo dei migliori, io lo avevo detto già all’inizio che era difficile che un banchiere potesse fare gli interessi del popolo italiano”.

Piena occupazione

“I tempi di lavoro per produrre le cose che ci circondano diminuiranno sempre di più. Qualsiasi start-up che arriverà farà diminuire i tempi di lavoro, questo significa che ci sarà sempre meno lavoro. Bisognerebbe pensare ad un modello di società con una piena occupazione, in cui si lavora meno ma si lavora tutti e si vive tutti meglio. Con la conformazione idrogeologica del nostro Paese servirebbe un enorme piano di manutenzione, è un lavoro enorme che darebbe occupazione a centinaia di migliaia di persone, sommati nel tempo questi lavori porterebbero il nostro Paese a risparmiare soldi rispetto a riparazioni che vengono fatte dopo i disastri che comportano anche un costo in termini di vite umane”.