Il front-man dei Kutso, si racconta a Rossi di Sera su Radio Cusano Campus. Un viaggio a tappe, che annuncia l’uscita del nuovo album.
Quando parte la vostra carriera?
“il progetto partì nel 2003, dove aprimmo un concerto al grande Remo Remotti. Quella è stata la prima esibizione Live che ha dato l’inizio alla nostra realtà. Da lì sono nate veramente tante cose.”
Siete state i primi nell’underground ad essere smaccatamente “fuori luogo”, possiamo dirlo?
“Forse abbiamo dato una svolta diversa alla musica. Noi facciamo parte della prima ondata dell’Indie Italiano. Ci siamo resi conto che stava cominciando un’altra era musicale. Nel 2009-2010 c’è stato il primo video “Aiutatemi” che ha segnato un nuovo inizio. In quella occasione abbiamo preso coscienza del nostro potenziale. Il tutto ha raggiunto il culmine con la partecipazione nel 2015 al festival di Saremo.”
Quella però fu una partecipazione fuori dagli schemi. di fatto era un messaggio chiaro e forte contro il panorama musicale italiano dell’epoca
“Assolutamente si. Non mi nascondo, e anzi ne vado anche particolarmente orgoglioso. In quel festival noi eravamo la nota dissonante. Chi ha visto l’esibizione forse, e anche giustamente, si è soffermato sui nostri costumi, e sul baccano che abbiamo fatto sul palco. Ma noi siamo entrati a gamba tesa nel festival, con un brano che parla d’amore ma in modo carnale. Il ritmo scanzonato e allegro della musica forse lo fa passare in secondo piano, ma chi ha voluto cogliere ha colto.”
Venivate da “decadendo su un materasso sporco tour”. si parlava tanto di voi. lo percepivate?
“Io ho un carattere negativo verso me stesso. Non mi godo mai il momento. Non riesco a divertirmi. Ero teso. Molto bello ma io lo ricordo anche con molta fatica mentale. Abbiamo aperto tantissimi concerti, anche a gruppi incredibili all’estero. Eravamo sempre in giro per l’Italia, eppure io mi ricordo tutto come se ci fosse stata sempre una scaletta da seguire. Molto bello, sempre col pollice verso l’altro, ma sempre sul pezzo e sempre a cercare il meglio da tutte le situazioni.”
Si imparano a schivare delle situazioni non troppo chiare mentre sei nell’occhio del ciclone?
“Si impara. Però mi sento di sottolineare una cosa: ho preso tantissime porte in faccia e delusioni nel progetto precedente a quello dei Kutso. Ecco perchè ti dico che ero sempre sul pezzo: sapevo perfettamente cosa dovevo evitare.”
Nella tua carriera hai anche fatto il batterista per altri gruppi. quand’è arrivata la voglia di fare il front-man?
“Quasi mai il batterista è il motore del gruppo. O meglio, forse lo è, ma se se ne va il cantante, il gruppo inevitabilmente si scioglie. Dopo l’ennesimo gruppo sciolto per colpa di altri, ho deciso di prendere tutto sulle mie spalle e non dipendere più dalle volontà di altre persone. Ho fatto lo scatto mentale scrivendo la mia musica, in modo da non sentirmi a disagio sul palco. E ci sono riuscito. Ecco perchè il progetto dei Kutso sta avendo così longevità.”
Com’è adesso secondo te il panorama musicale?
“Adesso secondo me la musica è migliore. Ora che l’underground ed il Main Stream si sono livellati è sicuramente meglio. Ora non ci sono più le lotte tra chi suona nei locali, o chi va in tv. Finalmente possiamo dire che la musica è migliore, perchè chi si cimenta, lo fa per davvero, lo fa per professione, non per hobby. Si è creato un mercato. Magari troppo affollato, ma sicuramente è un mercato florido. Sai nel passato quante cose belle ci siamo persi perchè c’è chi ha preso troppe porte in faccia? Ne è pieno il mondo credimi”
Racconti il tuo rapporto con Alex Britti?
“Alex è un amico di famiglia. Mia madre fece conoscere Alex a Roberto Ciotti, enorme blues-man della scena romana, che aprì le porte ad Alex del Big Mama, il locale blue e jazz per antonomasia a Roma. In più, mio papà gli dava lezioni di italiano. Siamo legati veramente da tantissimo tempo.”
Avendo fatto tesoro di tutta la tua esperienza, ti sei mai chiesto dove sta andando il progetto dei Kutso?
“Sono cambiato tanto nel tempo. C’è un disco pronto di 11 tracce che uscirà a brevissimo. E’ fedele al nostro nuovo stile, ed è la prosecuzione matura di tutta la nostra storia musicale. Non so “che effetto fa” (cita un suo brano NDR) a chi lo ascolterà, ma sono sicuro che chi conosce il progetto dall’inizio, scoprirà cose nuove e belle. O almeno me lo auguro.”