Si conclude oggi a Glasgow il vertice dei leader mondiali nell’ambito della Cop26, mentre all’esterno i movimenti per il clima parlano già di tradimento delle promesse fatte per raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050 e contenere l’aumento delle temperature globali sotto  1,5 °C. Il premier britannico Boris Johnson ha annunciato l’accordo finale per porre fine alla deforestazione entro il 2030 con un impegno da 19,2 miliardi di dollari. Cina e India però frenano sulle emissioni zero: l’obiettivo slitta al 2070. Il Prof. Fabio Fortuna, Magnifico Rettore dell’UniCusano, ha affrontato il tema su Radio Cusano Campus.

Clima, obiettivo posticipato

“Inizialmente si parlava del 2050 e a me appariva già una data molto lontana, adesso per quanto riguarda Cina e India si parla addirittura del 2070 -ha affermato Fortuna-. Se per ancora 40-50 anni non si interverrà in modo deciso, è evidente che i danni che ne scaturiranno in termini climatici saranno difficilmente recuperabili. Come ha giustamente detto il premier Draghi, negli scorsi anni il problema è stato molto sottovalutato. Bisogna però sottolineare come in alcune parti del mondo il progresso e l’innovazione tecnologica siano arrivati a stento e in ritardo. Cina e India, che basano la loro attività produttive sul carbone, sono restie al cambiamento perché non hanno quella potenzialità per effettuare investimenti rapidi e non possono mettere in pericolo le già precarie condizioni economiche di una parte della popolazione. Si tratterà dunque di trattare e di trovare soluzioni convincenti, ma non è semplice. Speriamo che in questi giorni di lavoro ci siano conclusioni che portino a fatti concreti”.