I leader di oltre 100 Paesi si impegnano a porre fine alla deforestazione entro il 2030, con un investimento da 19,2 miliardi di dollari. E’ l’accordo raggiunto alla Cop26 di Glasgow. Cina e India però frenano sulle emissioni zero: l’obiettivo slitta al 2070. Sul tema il filosofo Massimo Cacciari è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Clima
“Abbiamo la strana abitudine di affrontare problemi che si interconnettono come se fossero tanti capitoletti di un libro –ha affermato Cacciari-. Bisogna affrontare il problema del clima, insieme a quello economico, insieme a quello sociale. Per alcuni Paese è più semplice, per altri meno, quindi i tempi devono essere necessariamente diversi, non si possono stabilire delle date. Mancando una politica globale, l’armonizzazione di aspetti diversi sullo stesso tema è impossibile, è per questo che vertici come il G20 finiscono sempre con rinvii. Occorre che al più presto sia messa a disposizione di tutti, con qualche sacrificio da parte dei Paesi più sviluppati, una tecnologia che sia adeguata a queste esigenze di conservazione del pianeta. Soltanto un salto tecnologico ci può salvare. Ma un salto tecnologico è costoso, quindi la parte del mondo che è in grado di realizzarlo deve metterlo a disposizione gratuitamente per l’altra parte del mondo che non è in grado di realizzarlo”.
Draghi
“La sua autorevolezza, anche presso i politici, consiste nel fatto che non è un politico, ma è visto come un grande competente. Ormai l’unica risorsa a cui si aggrappa anche l’opinione pubblica è la competenza. Questo è drammatico. Draghi è l’ideale tecnocratico ed è ormai vissuto così dall’opinione pubblica, che è indirizzata verso questa direzione: basta democrazia, viva la tecnocrazia. Draghi al Quirinale? Bisogna risolvere prima la questione di chi va avanti fino alla fine della legislatura. Io sarei perfettamente d’accordo a fargli fare sia premier che Presidente della Repubblica, siamo in una situazione di presidenzialismo surrettizio ormai da 30 anni. Non hanno il coraggio di fare una riforma, ma ormai il Paese è in quella direzione, se facessimo un referendum sul presidenzialismo vincerebbe all’80%”.
Lockdown per i non vaccinati
“Non ne voglio neanche parlare, è un’ipotesi che non voglio neanche prendere in considerazione. La deriva diventerebbe talmente autoritaria che cambierebbe totalmente lo scenario rispetto a quella attuale. Qualora si arrivasse ad un punto di questo genere, la coscienza di ciascuno sarebbe posta di fronte ad un aut aut molto serio”.