Di fronte al deludente esito del vertice del G20,  Greenpeace invoca un piano d’azione più rapido e ambizioso per affrontare l’emergenza climatica e la pandemia di Covid-19.

Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International, dichiara: «Se il G20 è stato una prova generale per la COP26, i leader mondiali non si sono dimostrati all’altezza. Nel loro comunicato hanno usato parole deboli, prive sia di ambizione che di visione, e non sono riusciti a cogliere l’importanza di questo momento storico. Ora si ritroveranno a Glasgow, dove avranno ancora l’occasione di cambiare il corso degli eventi, ma Paesi come l’Australia e l’Arabia Saudita devono essere isolati, mentre i Paesi ricchi devono finalmente capire che la chiave per sbloccare la COP26 è la fiducia».

«Noi siamo a Glasgow, insieme ad attivisti e attiviste provenienti da tutto il mondo, al fianco dei Paesi più vulnerabili che siedono al tavolo dei negoziati, per chiedere quelle misure che finora sono state disattese e che sono necessarie per proteggere tutte le persone dalla crisi climatica e dal Covid-19. I governi devono ascoltare il grido di allarme del nostro pianeta e tagliare in modo drastico le emissioni di gas serra per limitare il riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C», continua Morgan.

«Alla COP26 continueremo a fare pressione affinché i governi assumano impegni più ambiziosi nella lotta al riscaldamento globale, e regole chiare per sostenerli. Dobbiamo fermare immediatamente ogni nuovo progetto di sfruttamento dei combustibili fossili. I governi devono ridurre le emissioni e smettere di addossare questa responsabilità alle comunità più vulnerabili, con misure di compensazione delle emissioni che rischiano di compromettere i loro mezzi di sussistenza», continua Morgan.

«Chiediamo un’autentica solidarietà verso i Paesi più poveri, affinché siano messi in grado di affrontare e adattarsi all’emergenza climatica. Ogni minuto perso dai governi dei Paesi ricchi per favorire i profitti delle aziende anziché la ricerca di soluzioni alla crisi climatica si paga in termini di vite umane. Se lo volessero, i leader del G20 potrebbero contribuire a risolvere la pandemia di Covid-19 con una deroga agli accordi TRIPS sulla proprietà intellettuale, lasciando ai Paesi di tutto il mondo la libertà di produrre vaccini generici, trattamenti e strumenti diagnostici per proteggere le comunità più povere. I vaccini contro il Covid-19 sono stati sviluppati grazie alla ricerca finanziata con fondi pubblici e perciò dovrebbero appartenere alle persone», conclude Morgan.

Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, dichiara: «Questa settimana le attiviste e gli attivisti di Greenpeace Italia hanno invitato i leader del G20 a mettere fine alle misure di compensazione che rallentano la riduzione delle emissioni di gas serra. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha esortato le nazioni del G20 a rafforzare gli impegni per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, ma lo invitiamo a dare l’esempio. L’Italia come copresidenza della COP26 di Glasgow , avrebbe dovuto fissare obiettivi climatici più ambiziosi per ridurre le emissioni alla fonte il più rapidamente possibile. Occorre un nuovo piano nazionale che non faccia affidamento su false soluzioni come il CCS (cattura e sequestro del carbonio) o le misure di compensazione delle emissioni. Al contrario, occorre ridurre le emissioni di gas serra aumentando rapidamente la quota di energie rinnovabili».

Le nazioni del G20 sono responsabili di circa tre quarti delle emissioni globali. Fino allo scorso luglio, gli impegni assunti dai governi del G20 per tagliare le emissioni non erano affatto sufficienti per rispettare gli accordi di Parigi, tanto che gli sforzi andrebbero raddoppiati. I grandi emettitori tra le nazioni del G20, tra cui Australia e India, devono ancora presentare nuovi obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni.