Michetti e Calenda no al Campidoglio

Si sono battuti per diventare sindaci di Roma. Hanno incontrato milioni di romani in strada e in tv per convincerli della bontà del loro programma. In ogni loro apparizione pubblica esternavano il loro amore per la capitale. Ma Enrico Michetti e Carlo Calenda non siederanno in Campidoglio, nonostante i tanti voti ricevuti dai cittadini per migliorare Roma, nonostante la fiducia accordata da migliaia di persone nei confronti delle loro parole. Scelte diverse, motivi diversi sicuramente. Non entro nel merito del perché, sono persone libere, che hanno il diritto di interrompere questo percorso, mi chiedo però da cittadino romano e da elettore se questo sia giusto. Non dal punto di vista del diritto, lo ripeto, ma dal punto di vista del principio politico.

La politica non crede al ruolo di opposizione?

Mi dispiace che due candidati, che mi è capitato d’intervistare per Radio Cusano Campus e per Cusano Italia tv, apprezzandone la passione politica, decidano di non affrontare una nuova sfida, quella di battersi, dal luogo dove si prendono le decisioni, per la loro città. Lo faranno in modo diverso, ma non é la stessa cosa. La politica non crede al ruolo di opposizione? Michetti é stato indicato da Fratelli d’Italia, il partito che fa l’opposizione a Draghi, non certo il primo che passa.

L’ira di Rampelli

Infatti chi si è arrabbiato di più, con Michetti ovviamente, per quanto accaduto, è un esponente del partito della Meloni. Fabio Rampelli, Vice Presidente della Camera afferma che: “In democrazia chi si candida a ricoprire un ruolo sa bene che in caso di sconfitta deve onorare il mandato”. Semplice e lapidario nella sua sintesi politica. Rampelli poi, aggiunge di aver appreso “delle dimissioni di Enrico Michetti dalla carica di consigliere comunale, decisione che mi risulta personale e non concordata con alcuno, tanto meno con me – come si va raccontando – o con la Federazione romana di FDI, artefici di una battaglia senza risparmio in suo sostegno. Se mi avesse richiesto un parere avrei dichiarato l’inopportunità di tale scelta e il danno che si sarebbe arrecato alla credibilità dell’intera coalizione. Michetti è stato scelto anche per le sue storiche battaglie sociali, di opposizione a Raggi, Conte e Zingaretti .

Non solo dunque per le sue competenze amministrative. Era per questo conosciuto al pubblico romano, per le sue sferzate al potere, lo stare dalla parte dei cittadini, non certo per le consulenze nei piccoli comuni del reatino o per le sue lezioni universitarie a Cassino, in provincia di Frosinone. Avrebbe pertanto svolto benissimo il suo ruolo di oppositore, da vero ‘tribuno del popolo. Sono sicuro che la maggioranza dei 375mila romani che gli hanno assegnato il mandato a rappresentarli l’hanno fatto pensando che sarebbe stato un buon sindaco ma anche un buon consigliere comunale.”

In democrazia chi si candida a ricoprire un ruolo sa bene che in caso di sconfitta deve onorare il mandato. Ci spiega Rampelli. Valgono ancora questi principi?