Sabato 30 ottobre, nel pomeriggio a Novara in centro sotto i palazzi del Comune, è stato sollevato lo sdegno della comunità ebraica e non solo.  I manifestanti contro il green pass, hanno sfilato indossando delle pettorine a strisce verticali bianco e grigio, qualcuna con un numero attaccato sopra. Come le divise fatte di stracci dei lager nazisti, come i prigionieri di Auschwitz. E per rendere ancora meglio l’idea hanno marciato, due a due, aggrappati a una corda inframezzata di nodi che aveva tutta l’intenzione di richiamare il filo spinato. Sempre evocando i campi di concentramento. Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica di Novara e Vercelli: «È già successo in altre città italiane ma queste persone non sanno cosa è stata la Shoah. Pazzesco che si manifesti in questo modo. È evidente che si tratta di un problema culturale, altrimenti non vedo come sia possibile concepire cose di questo genere – sottolinea -. Non si può accostare una tematica come quella sul Green Pass a quella del filo spinato dei campi di concentramento e della Shoah. A chi ha sfilato a Novara farei delle domande. Mi piacerebbe molto capire. Ecco, allora poi aggiungerei altre considerazioni. Perché nella vita non si può sempre mettersi in cattedra. E questo vale per tutti. Prima di condannare bisogna capire, di sicuro non odiare. Però su un punto bisogna essere inflessibili: la storia, e quella delle persone, va rispettata».

La comunità ebraica insorge. Speranza: “Immagini choc”

Una protesta che ha fatto insorgere l’Unione comunità ebraiche. «Davanti a farneticazioni come questa non si può invocare la libertà d’espressione garantita dalla Costituzione – dice Noemi Di Segni, presidente dell’Ucei -. Abbiamo assistito a un abuso e un’offesa alla Memoria». Quella che è stata offesa non è solo la Memoria ebraica ma la memoria «come patrimonio comune di una società e di una civiltà. Come spesso denunciato in questi mesi e anni, un presidio valoriale sempre più a rischio e il cui persistente oltraggio a rischio mette anche il nostro futuro», ha aggiunto Noemi Di Segni.

Il ministro della Salute Roberto Speranza si è detto scioccato, con le manifestazioni che richiamano ai campi di concentramento che sono fuori da ogni grazia di Dio. Parlare di dittatura sanitaria mi sembra sinceramente utilizzare in maniera del tutto impropria una parola che bisognerebbe utilizzare con grandissima cautela, prudenza».

Le parole dei manifestanti

Secondo i manifestanti infatti il green pass viola la libertà personale e, quindi, sarebbe leggitimo il paragone con l’Olocausto. «Abbiamo rappresentato la minoranza che ha creato il governo privandoci della libertà», dice Giusi Pace, infermiera e sindacalista tra i promotori della protesta choc. Gli slogan sono quelli di sempre: «Stop dittatura», «Una cura che fa paura non cura», «Giù le mani dai bambini»,« Nessuna violenza, fai resistenza». Arrivati in piazza – sulla quale si affacciano i palazzi di Comune, provincia e prefettura – i manifestanti hanno inscenato una sorta di “marcia forzata”.