G20, Xi e Putin si collegano solo in remoto. Troppi gli attriti con gli altri membri

Loro sono i grandi assenti al G20. Russia e Cina non hanno partecipato al summit romano, preferendo rimanere a guardare i lavori da lontano. Una scelta alla fine comprensibile dal punto di vista di queste Nazioni.

Dalla Cina è partita l’epidemia del Covid-19, un fatto del quale non si sarebbe non potuto discutere ai tavoli. Sarebbe stato il classico “elefante nella stanza”. Non solo. Sul tema ambiente e clima la Cina non ha mai dimostrato una buona predisposizione, tanto per usare un eufemismo.

Dall’altra parte la Russia, colpita dalle sanzioni dell’Europa negli ultimi anni e in rapporti molto tesi con gli Stati Uniti. Mentre nel Mondo si chiede più energia pulita, Putin ha fatto partire da anni la corsa all’Artico per aggiudicarsi tonnellate di combustili e materiali, entrambi ora maggiormente accessibili a causa dei cambiamenti climatici. L’Artico contiene più di un quinto di tutte le risorse ancora inutilizzate di idrocarburi e, come detto, si trovano anche minerali rari, oggi divenuti fondamentali per l’economia mondiale.

G20 da remoto

Insomma, l’assenza di Russia e Cina dai tavoli rappresenta un vulnus incredibile. Allo tempo spesso, se si vede la situazione dal punto di vista dei protagonisti, forse la decisione di Putin e Xi Jinping era quasi scontata.

Xi Jinping ha parlato al G20 in collegamento video da Pechino. “Dobbiamo intensificare la cooperazione in materia di prevenzione, controllo, diagnosi e trattamento e migliorare la preparazione per le principali emergenze di salute pubblica”, ha detto Xi, che ha anche proposto un’iniziativa di cooperazione globale sui vaccini in sei punti, come riferisce il quotidiano di governo in lingua inglese, Global Times. In collegamento da remoto anche Putin che è stato molto più duro rispetto al suo collega cinese. Lo “zar” ha attacco Europa e USA accusandoli di non aver riconosciuto il vaccino Sputnik V valido in questi Paesi. Un atteggiamento, secondo Putin, figlio della “concorrenza sleale, del protezionismo”.