Pif dirige “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, il mondo precario di oggi in un commedia fantascientifica
Alla sua terza regia per il cinema, Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, racconta la storia di Arturo (Fabio De Luigi), manager d’azienda che scopre un algoritmo che potrebbe facilitare il lavoro della ditta. L’uomo però ignora che proprio questa scoperta finirà col rendere superfluo il suo stesso ruolo, facendogli perdere lavoro e affetti. L’unico impiego che riesce a trovare è quello di rider per una multinazionale, la Fuuber, che ha sviluppato un’app in grado di “dare vita” a un ologramma, una donna di nome Stella (Ilenia Pastorelli). Arturo trascorre con lei le ore di solitudine, ma non ha i soldi necessari per pagare l’abbonamento quando la settimana di prova gratuita finisce…
Pif immagina un futuro distopico molto simile al presente
E noi come stronzi rimanemmo a guardare sposta il presente del nostro paese di 30-40 anni in avanti, mostrando le derive peggiori del sistema politico-economico che è all’origine del precariato.
Le manovre di bilancio approvate dal parlamento, si affacciano su un paese in cui la precarietà è ancora diffusa e in aumento e Pif ne racconta le conseguenze su un “uomo del Sistema” che finisce col diventarne vittima. Arturo vive la realtà delle migliaia di precari in Italia, tra isolamento e solitudine, precarietà economica che diventa emotiva e sentimentale e una tecnologia non più promessa di libertà ma strumento di coercizione.
“Gig economy in Italia si traduce ‘sistema per disperati’”
“I rider sono un simbolo di queste nuove e assurde forme di schiavitù contemporanee”, ha spiegato il regista alla Festa del Cinema di Roma dove il film è stato presentato.
Pif se la prende anche con la retorica che ha imperversato sul tema, quando si parlava di ‘flessibilità’ anziché di ‘precarietà’. “I ‘lavoretti’ sono stati presentati per anni in maniera cool”, ha detto in conferenza stampa. “La verità emerge – conclude – quando il manager di una nota azienda di consegne definisce tutto questo “sistema per disperati”: questa è la gig economy in Italia”.