Lo spareggio che la nazionale italiana ha giocato e perso contro la Svezia nel 2018 ha creato un precedente triste da ricordare e rievocare. Da quella brutta esperienza, la nazionale italiana, ha saputo rialzarsi con grande forza e determinazione, dimostrando all’Europa ed al mondo intero che lo sport, spesso e volentieri, è una storia fatta di resurrezioni, proprio come quella che ha portato la nazionale italiana alla vittoria dell’europeo.
C’è un filo conduttore che lega la funesta notte di San Siro, nel Novembre 2018, alla festosa notte di Wembley, nell’estate 2021. La voce di Alberto Rimedio, il telecronista di Rai Sport che ha dovuto rinunciare alla telecronaca più importante della sua carriera, finora, a causa del contagio da coronavirus accaduto proprio in terra inglese a pochi giorni dalla tanto sognata finale di Wembley.
Rimedio, nella reclusione ha iniziato a scrivere “Euro 2020 – Wembley s’inchina all’Italia”, un libro edito da Diarkos. Un libro che attraverso aneddoti e racconti personali racconta la resurrezione della nazionale italiana, dallo spareggio con la Svezia alla vittoria della rassegna europea, passando per l’addio di Giampiero Ventura e la scelta di Roberto Mancini. Il Giornalista, intervenuto nella trasmissione “Sport Academy” su Radio Cusano Campus, ha raccontato la sua ultima pubblicazione.
Cosa ricorda della notte svedese?
“Di quella notte – spiega il telecronista – ricordo sicuramente il freddo, notevolissimo poiché eravamo a Solna, un sobborgo di Stoccolma e faceva tanto freddo e soprattutto, ci fu una delusione enorme. Avemmo subito la consapevolezza che ci sarebbero state pochissime speranze per ottenere la qualificazione alla coppa del mondo. Una squadra, che non era più in grado di seguire il proprio commissario tecnico Giampiero Ventura”.
Quando è nata l’idea del libro?
“Mentre ero in convalescenza a Londra a causa del covid – dichiara il telecronista – dove purtroppo non ho potuto fare la telecronaca della finale campionato Europeo tra la nazionale italiana e l’ Inghilterra, con il covid che mi ha bloccato a tre giorni dalla finale con una sfortuna da guinnes dei primati. Mentre ero li, la casa editrice Diarkos mi ha chiesto se volessi scrivere un libro che raccontasse il trionfo degli azzurri e che fosse legato anche alla mia vicenda personale, che è stata molto particolare. Sono il primo telecronista della storia a non raccontare una finale causa malattia e causa covid specificatamente. Inizialmente ero perplesso, perché stavo in isolamento a Londra, in questa camera d’albergo e poi proprio perché ero in isolamento mi sono detto: “ci provo, vediamo come va e se procede in maniera soddisfacente sia per me che per la casa editrice andiamo avanti.” Cosi è stato – racconta Rimedio – abbiamo scritto un instant book, perché l’intenzione era pubblicarlo il prima possibile. Entro la metà di Agosto, ho consegnato tutto.
Com’è stata la sua esperienza con il Covid?
Asintomatico o quasi – racconta l’autore – c’era qualche linea di febbre, al massimo 38°. Tutto questo per un paio di giorni, poi tutto è passato con il paracetamolo. Sicuramente, in questo, sono stato aiutato dal vaccino che avevo fatto, che non mi ha impedito di contrarre il covid ma di avere dei sintomi importanti e questo per me è stato un passo avanti notevole. C’è stata tanta amarezza però poi sono subentrate ulteriori considerazioni: la prima è che il covid ha fatto dei danni enormi, veri, seri e la mia vicenda era così folcloristica che c’era poco da prendersela. Sono stato sfortunato – spiega il giornalista – ma ci sono state persone che hanno sofferto sul serio e non parliamo di una telecronaca saltata. C’è stata un’ondata di solidarietà che è stata veramente straordinaria, inattesa e commovente. Questo mi ha aiutato a sopportare questa cosa con molta più leggerezza. Siamo andati avanti ponendoci degli obiettivi e questo libro è stato anche una sorta di seduta psicanalitica per me, per rielaborare il dolore e per avere un obiettivo per il futuro.
Qual è il nuovo obiettivo?
Il mio obiettivo – racconta Rimedio – è di prendermi la rivincita nei prossimi campionati del mondo in Qatar, magari in una finale Italia-Brasile, ma andrebbe bene qualsiasi avversario. A tal proposito, incontrando un tifoso, mi disse che avrebbe fatto un tifo clamoroso per la nazionale italiana alla coppa del mondo, non tanto per gli azzurri, ma per me, poiché vorrebbe che io facessi la telecronaca della finale. Ecco, questo è stato l’umore con il quale molte persone mi hanno accolto e mi hanno salutato difronte a questo episodio.
Qual è l’obiettivo del libro?
L’obiettivo di questo libro, non è semplicemente fare un diario, perché aldilà dell’aspetto autobiografico, che è rappresentato in maniera importante con la mia storia e quella della squadra nazionale di Rai Sport, che mi ha accompagnato in questa vicenda, perché non sono stato l’unico colpito da covid e non sono stato l’unico a dover rinunciare ad un sogno della carriera forse irripetibile, perché sappiamo con quanta difficoltà la nazionale italiana partecipi alle finali dei grandi tornei internazionali. C’era la volontà di spiegare, come la nazionale italiana è diventata campione d’Europa attraverso degli aneddoti, particolari inediti e scaramanzie, segreti piccoli e grandi di un gruppo di granito che era stato costruito da Roberto Mancini. Per capire cosa è successo, non per forza ci dobbiamo riferire ai 45 giorni del campionato Europeo, certo, ci sono tanti aneddoti che si riferiscono a quel periodo, ma bisognava guardare indietro e cercare di capire come si fosse arrivati a questa situazione.
Nel libro c’è un aneddoto su Ranieri ce lo vuole raccontare?
Tra gli episodi che ho scritto nel libro – spiega Rimedio – è molto interessante la trattativa che ha portato Mancini a diventare Ct. Ranieri era nettamente favorito per sostituire Giampiero Ventura dopo l’interim di Di Biagio. Il particolare che è raccontato nel libro è l’episodio nel quale arriva il primo contatto tra Fabbricini e Ranieri. Si parla di una cena che viene organizzata da un noto oncologo calabrese, amico di Roberto Fabbricini, all’epoca commissario straordinario della federcalcio, che conosce Ranieri per i suoi trascorsi in serie a ed in Serie B con il Catanzaro. Si organizza questa cena, i due si conoscono e scambiano i numeri di telefono. In quella cena, l’argomento viene solo sfiorato e poi avviene il contatto. Il contatto, porta Fabbricini a dire a Ranieri: “sarai tu il Ct della nazionale italiana, l’accordo è raggiunto”. Fabbricini, va da Costacurta che era il sub commissario della federcalcio e gli dice che secondo lui, la scelta era Ranieri. Costacurta, con il sostegno del direttore generale della Figc dell’epoca, Michele Uva, rispose che stimavano immensamente Claudio Ranieri ma avrebbero preferito un profilo ancora più alto a livello internazionale, la loro scelta era Roberto Mancini. Il ct – conclude Rimedio – fu visionario, perché in quel momento, nessuno riteneva che quei giovani potevano essere importanti a stretto giro. Mancini decide di ridurre economicamente le sue pretese economiche, rinunciando a svariati milioni che gli avrebbe garantito lo Zenit, con il quale, aveva ancora un anno e mezzo di contratto. Accetta l’offerta a ribasso della federcalcio e da li inizia il grande percorso che poi terminerà con la vittoria degli europei da parte della nazionale italiana.”
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