Applausi e grida di gioia. Termina così in Senato il ddl Zan. Un disegno di legge bocciato ancor prima che si potesse entrare nel merito degli articoli e degli emendamenti.
DDL ZAN. Cos’è successo a Palazzo Madama?
L’aula di Palazzo Madama ha affossato il disegno di legge approvando a voto segreto la cosiddetta tagliola. Di fatto è stato quindi bloccato l’iter del ddl presentato dal dem Alessandro Zan e ora dovranno passare almeno 6 mesi perché un nuovo testo sull’argomento possa essere nuovamente presentato e discusso in commissione.
Fondamentali i franchi tiratori presenti nel centrosinistra. Voti espressi con lo scrutinio segreto, arrivati in aiuto del centrodestra, che ha ritrovato una nuova compattezza dopo settimane di profonde lacerazioni intestine.
Quali gli articoli contestati del disegno di legge?
Tre gli articoli, i nodi cruciali che hanno animato la discussione di questi mesi: l’articolo 1 che inseriva la definizione di “identità di genere”, l’articolo 4 che parlava di “pluralismo delle idee” e infine l’articolo 7 che istituiva la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
Strada tortusa del disegno di Legge
È passato quasi un anno dal 4 novembre 2020, quando il ddl Zan, approvato dalla Camera è stato inviato al Senato. Poi 5 i mesi tra discussioni, mobilitazioni social e di piazza per ottenere la calendarizzazione in Commissione Giustizia. Ma da lì altri nuovi ostacoli si sono presentati a partire dall’intervento del Vaticano che ha formalmente chiesto al Governo di modificare il testo per violazione dell’accordo di revisione del Concordato e per finire i circa 1000 emendamenti avanzati da Lega e Fratelli d’Italia.
Così il 27 Ottobre, l’iter del ddl Zan trova il suo epilogo. Ma c’è un bisogno, una necessità che di fondo rimane. L’Italia deve e dovrà dotarsi di una legge che tuteli i crimini d’odio per omobitransfobia, misoginia e abilismo, per evitare di leggere, ancora una volta, discriminazioni e morti per queste realtà.