Rinviata nuovamente la Plastic Tax

 

La plastic tax è stata nuovamente rinviata, questa volta al 2023, dopo che a settembre era stata spostata al 1° gennaio 2022. Come a dire: che se la veda il Governo che sarà in carica in quel momento.

In Italia tutti vogliono l’aria più pulita, il mare limpido ma di sforzi pare che in pochi siano disposti a farli. In questo caso, però, il problema sembra andare ben oltre la semplice applicazione o meno della plastic tax.

 

Cosa è la Plastic Tax

La Plastic Tax, come spiega Confcommercio è una tassa del valore fisso di 0,45 centesimi di euro per ogni chilo di prodotti di plastica monouso venduto, ovvero i MACSI. La nuova tassa graverà, principalmente sull’azienda produttrice del MACSI, sull’eventuale importatore di prodotti MACSI e, ovviamente, sull’acquirente.

 

Conseguenze

È facile capire che un aumento del prezzo della plastica vada a cadere, a cascata, su tanti altri prodotti e, quindi, sul consumatore finale. La plastic tax dovrebbe inoltre rispondere ad una direttiva europea che chiude, appunto, di ridurre drasticamente l’utilizzo di questo materiale. A scapito, dicono gli addetti ai lavori, di migliaia di posti di lavoro che andrebbero perduti visto che molte aziende dovrebbero chiudere o cambiare completamente il loro ciclo produttivo

 

Piano Ambientale

Si può essere d’accordo o meno con la plastic tax ma il problema sembra essere un altro: come sta affrontando l’Italia il discorso “ambiente”? Queste misure, non inserite all’interno di un quadro più ampio che va dalla raccolta dei rifiuti fino al riutilizzo dell’immondizia differenziata sembrano una sorta di intervento spot utile a far vedere che qualcosa si sta facendo. Il problema è che un intervento isolato, per quanto ben pensato possa essere, non avrà mai un vero e proprio impatto sulla natura.