Educazione fisica alla scuola primaria, la vera novità dell’anno scolastico 2022-2023 non è, in realtà, questa grande innovazione. Già presente nel Def 2018, oggi il provvedimento vede la luce dopo l’approvazione dell’emendamento contenuto nella manovra avallata dal Consiglio dei Ministri, che tenta di tornare a dare centralità allo sport a scuola rispondendo alle rivendicazioni dei precari della categoria che da anni chiedono l’introduzione della materia da affidare ad un insegnante specializzato, oltre che rigorosamente laureato in scienze motorie.

A partire dal prossimo settembre, dunque, le classi quarte e quinte della scuola primaria, oltre alle materie da sempre presenti, avranno modo di fare anche attività motoria, per un impegno settimanale pari a due ore. Siamo chiari sin da subito: il mondo dello sport, con tutti i professionisti che vi lavorano all’interno, è stato tra quelli maggiormente colpiti dalle restrizioni pandemiche, ma non potrà risollevarsi definitivamente solo attraverso l’introduzione dell’educazione fisica alla primaria. Le soluzioni da individuare per il rilancio a livello nazionale devono passare per accordi quadro che riconsiderino tutte le distorsioni del sistema e vi pongano rimedio in maniera strutturale e non con provvedimenti spot dal carattere estemporaneo.

Da questo punto di vista, con l’introduzione dell’attività motoria alle elementari, si ottengono benefici trasversali ma non sostanzialmente risolutivi. Basti pensare alla più radicale riforma dello sport: si è persa per strada tra ostruzionismi politici e mancanza di volontà finché non è divenuta cavallo di battaglia del deputato pentastellato Simone Valente. C’è da riconoscere anche l’attivo coinvolgimento dell’ex schermitrice, oggi sottosegretaria, valentina Vezzali che, acquisita la certezza che il provvedimento avrebbe fatto parte della prossima manovra finanziaria, ha dichiarato: “Oggi è un giorno storico. Si coglie un risultato che si attendeva da oltre 60 anni”.

Fino ad oggi, alle elementari bambine e bambini avevano in programma una sola ora di attività motoria alla settimana ma sotto il controllo di un maestro unico e non specializzato, con corsette libere e giochi di gruppo un po’ estemporanei. Dal prossimo settembre non sarà più così: le ore diventano due, come una vera e propria materia curriculare. E soprattutto, ci sarà un vero insegnante di educazione motoria: potranno essere assunti solo per concorso e per partecipare dovranno avere obbligatoriamente la laurea in scienze motorie (o il diploma Isef). Il primo bando è previsto per l’anno prossimo.

Chiudiamo con le cifre: quanto costa questa innovazione motoria? 200 milioni di euro l’anno a decorrere dal 2023, quando il provvedimento andrà a regime, qualcosa in meno in fase di partenza. Del resto parliamo di circa 12mila nuovi maestri da assumere. Il conto è presto fatto ed è anche ciò che fino ad oggi aveva bloccato la riforma. Per il lieto fine si attendono, nero su bianco, le coperture finanziarie ma stavolta, sembra, non ci saranno brutte sorprese.