È stata soprannominata “tagliola” la procedura parlamentare prevista dall’articolo 96 del regolamento del Senato che ha definitivamente affossato il ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia portata avanti dal PD. Sul tema Mario Adinolfi, presidente del Popolo della famiglia, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Tagliola al Ddl Zan

“L’imboscata è stata interna al Pd, questo ormai è assodato –ha affermato Adinolfi-. Ci sono stati segnali molto precisi alla leadership di Enrico Letta, è un passaggio evidente, sancito dalle lacrime della Fedeli. Non fai fuori un presidente di gruppo amato come Andrea Marcucci pensando di non pagare poi dazio, a Enrico Letta sono stati presentati i conti. Letta comunque è stato politicamente sconclusionato. Fissare il Pd, mettendo come elemento centrale della propria identità la battaglia lgbt, è un errore che all’interno di un partito popolare alla fine paghi. Renzi ha fatto una sua battaglia molto chiara, ha detto quali articoli secondo lui andavano rimossi dal ddl Zan, non è quello il punto. Il punto è che il PD ha scelto questa come battaglia principale della sinistra, in un momento in cui vanno in crisi il diritto al lavoro, la condizione delle famiglie, la scuola. E’ normale che dentro il partito qualcuno pensa che così non sia”.

Teoria gender nelle scuole

“Io non voglio che nella scuola di mia figlia di 3 anni si vada a fare la giornata della omotransfobia spiegando cose che una bambina di 3 anni non può capire -ha affermato Adinolfi-. Tutto ciò con un indottrinamento affidato ad una lobby che ha interessi economici e interessi propri che io come famiglia contesto. Lo decido io quando e come affrontare certi argomenti con mia figlia, non lo decide lo Stato. Questa cosa era vergognosa ed è un sollievo che il Parlamento l’abbia abbattuta, quella di mercoledì è stata una giornata di liberazione”.